Serena la Murena e quel record da battere

A 37 anni, una nuova reincarnazione. «Chiamatemi Murena», dice Serena Williams, che ha scelto l’avatar ittico e collettivo (MURray+seENA) per i suoi match di doppio misto con Andy Murray. Anzi: «Sir Andy», come si firma a sua volta su Twitter il baronetto scozzese.

«No, non abbiamo ancora fatto giocare insieme le nostre figlie», racconta la Pantera madre, «ma sono sicuro che formerebbero una coppia molto dinamica. Non credevo mai che avrei usato la nursery qui a Wimbledon , ma quando diventi genitore cambiano così tante cose nella tua vita…». Non cambia, per ora, il senso di Serena per l’erba: nei quarti ha battuto in tre set la compatriota Alison Riske ed è per la 12esima volta in semifinale a Wimbledon, per la 37esima volta in uno Slam, come Steffi Graf. «E’ la prima dall’Australia che mi sento, diciamo, abbastanza bene», ammette. «Non so se sono al 75, all’80 o al 90 per cento, però finalmente sono in grado di allenarmi come si deve, tatticamente e tecnicamente, e non mi succedeva da un sacco di tempo».

Sicuramente le energie le sono tornate, visto che l’All England Club l’ha multata di 10 mila dollari per aver danneggiato uno dei campi allenamento. «Cosa è successo? Ho tirato la racchetta a terra. Vorrei sapere cosa posso aver rovinato per quella cifra. E anche vero che dentro mi sono sempre sentita una degli Avengers, forse sono super forte e non me ne sono accorta…».

Anche le superoine però soffrono. In un articolo-confessione ad Harper’s Bazaar Serena-Murena ha confessato di aver iniziato a frequentare uno psicologo dopo la sconfitta contro Naomi Osaka agli ultimi Us Open seguita alla lite furiosa con l’arbitro di sedia Carlos Ramos, che le affibbiò un game di penalità. «Ogni sera andavo a letto e mi chiedevo: come è stato possibile che mi abbiamo tolto un game in una finale Slam? Quell’incidente è stato un esempio di quello che devono passare ogni giorno le donne che lavorano. Noi non possiamo mostrare emozioni, non ci è permesso di essere appassionate. Ci viene ripetuto di stare zitte e quiete, e questo non è sinceramente qualcosa che mi trova d’accordo. E’ una vergogna che la nostra società penalizzi le donne per essere se stesse». Resta da dimostrare che dare del ladro e del bugiardo ad un giudice di sedia rientri nella categoria «mostrare emozioni», ma qui il discorso si allarga. La buona notizia è che Serena nella sua lettera aperta ha rivelato poi di aver inviato una lettera di scuse «all’unica persona che veramente la meritava», e cioè Naomi Osaka, e di essere poi scoppiata a piangere quando la giapponese ha risposto. Insomma, una catarsi per Serena, che il suo ruolo di modello di vita e di pensiero per le donne lavoratrici di tutto il mondo lo prende comunque molto seriamente, indipendentemente dalla maschera o dal soprannome del momento. 

Da ragazzina la chiamavano Tysonnette, la piccola Tyson; poi è stata la Pantera, Catwoman, la regina Wakanda – l’anno scorso a Parigi quando si presentò con una tutina nera molto fetish – adesso Murena. Comunque una che domina, graffia, aggredisce. Alla collezione manca un altro acronimo animalier, il più prestigioso, e cioè GOAT, che scritto così in inglese vuol dire caprone, ma scomposto lettera per lettera significa Greatest Of All Time, la Più Grande Di Tutti I Tempi.

Un titolo ufficioso che in molti le hanno già attribuito, ma a cui manca la consacrazione statistica che Serena insegue da tre anni, cioè da quando ha vinto il suo ultimo Slam, e l’ultimo torneo in assoluto, agli Australian Open del 2017. Il numero 23, ad passo soltanto soltanto dallo stagionato (e un po’) gonfiato record di 24 che ancora appartiene a Margaret Court. All’epoca Serena era già incinta di qualche settimana di Alexis Olympia; dopo la gravidanza e il parto non più riuscita ad alzare una coppa. Ora però la «ruggine finalmente si sta scrostando», come ha spiegato a Londra. Nel torneo, sull’erba dove ha trionfato sette volte, la sua condizione fisica è andata lentamente crescendo, e le avversarie sembrano scansarsi. Fuori la numero 1 Barty e la ex numero 1 Osaka, fuori Wozniaki e Pliskova, ko la Kvitova e la Muguruza, oggi si è tolta anche Johanna Konta, sconfitta per la disperazione del popolo british dalla 33enne ceca Barbora Strycova, numero 54 del mondo, alla sua prima semifinale in carriera in uno dei quattro major, che dopodomani sarà quindi la prossima avversaria di Queen Serena. Anzi, scusate: di Murena. Serena nelle sue precedenti incarnazioni a Church Road ha perso solo una volta in semfinale, nel 2000 contro la sorella Venus. Insomma attenta, Barbora, che la Murena morde davvero. 

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