Nastase non cambia mai

Ilie Nastase perde la simpatia, ma non il vizio: di provocare. Da giocatore “Nasty” riusciva (quasi) sempre a divertire con i suoi siparietti gaglioffi, da 70enne capitano della Romania in Fed Cup nelle semifinali di Costanza contro la Gran Bretagna è decisamente andato oltre il limite. Durante il match fra Sorana Cirstea e Johanna Konta ha prima insultato la tennista avversaria, poi si è messo a litigare con l’arbitro che lo aveva ammonito, finendo per farsi espellere dopo essersela presa – pesantemente – anche con la capitana britannica Anne Keothavong.

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Il match è stato interrotto una prima volta per venti minuti, ma alla ripresa la Konta, di nuovo insultata, stavolta dal pubblico, è scoppiata a piangere, tanto che la n. 1 romena Simona Halep è dovuta entrare in campo per tranquillizzare gli spettatori spiegando che la squadra di casa rischiava la squalifica. Non è però l’unica gaffe commessa da Nastase. Sia alla cena ufficiale sia alla conferenza stampa, forse confidando sulla sua un po’ consumata fama di playboy, Ilie aveva chiesto il numero di camera alla Keothavong, e si era poi lasciato andare a commenti grevi – in romeno, ma a microfono aperto – sulla futura maternità di Serena Williams, alludendo al diverso colore della pelle della campionessa americana e del suo fidanzato Alexis Ohanian («vediamo di che colore sarà: cioccolato al latte?»). La Federazione internazionale ha immediatamente aperto un’inchiesta, spiegando che «L’Itf non tollera linguaggi e comportamenti discriminatori di qualsiasi tipo». Un finale triste per la carriera da supermaleducato dell’ex n.1 del mondo, che negli anni ’70 divenne famoso oltre che per i tanti successi (due Slam vinti a Parigi e New York) anche per il suo gusto per gli scherzi: dal gatto nero buttato in campo a Roma prima di un match contro il superstiziosissimo Adriano Panatta, al pigiama indossato per protestare contro un orario di gioco troppo mattiniero, all’uniforme da doganiere indossata per far finire in prigione (per scherzo, ma davvero…) il ceco Kodes appena arrivato in Romania per giocare la Davis. Durante il Masters del 1975 riuscì a far perdere le staffe persino ad un campione di self-control come Arthur Ashe – che Ilie chiamava “Negroni” e con cui giocò anche in doppio dipingendosi di nero la faccia. Anche quella volta scoppiò il caos. L’americano abbandonò il campo infuriato, ma il supervisor squalificò Nastase, che poi si fece perdonare presentandosi in camera di Ashe con un mazzo di rose. Meno simpatica fu per gli americani Smith, Gorman e Van Dillen la finale di Coppa Davis del 1972 giocata proprio a Bucarest contro la Romania di Nastase e del suo mèntore Tiriac, che fece di tutto per aizzare il pubblico di casa fra un ‘furto’ e l’altro perpetrato dai linesman. Gli americani allora tennero duro, come del resto fatto la Konta che ha poi vinto il match. A perdere è stato soprattutto Nastase. «La mente di Ilie? E’ come un uccello in gabbia», ha detto una volta Tiriac. Qualcuno deve aver aperto la porta.

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