Il nemico numero 1 dell’Italia del quarto di finale contro il Belgio è un elfo dallo sguardo trasparente e dal passo veloce che usa la racchetta come una fionda per abbattere i giganti. Si chiama David Goffin, è il n. 14 del mondo e quel nome gli calza a pennello, visto che in uno sport dove circolano sempre più Golia lui sembra il Davide della Bibbia: leggero, astuto, quasi infallibile. Soprattutto leggero: se scorrete la classifica Atp partendo dal numero 1 – Andy Murray, 84 chili e 191 centimetri – scoprirete che David è l’unico top 30 a pesare meno di 70 chili (68, per un metro e 80 centimetri di altezza) insieme a Gilles Simon, l’ex n.6 Atp francese che ne pesa giusto 70 e che qualche anno fa profetizzò: «sarà David il prossimo peso piuma fra i top-10». Una profezia avveratasi, per ora fugacemente, nello scorso febbraio. Da bambinetto David – che è nato nel ’90 a Rocourt, lo stesso sobborgo di Liegi che ha dato i natali ad un’altra meravigliosa taglia piccola del tennis belga, Justin Henin – mulinando la racchetta in giardino insieme al fratello si immaginava nei panni di Agassi. Al tennis lo ha avvicinato papà Michel, maestro al Barchon Club di Liegi, crescendo ha iniziato ad ammirare Federer («avevo la camera tappezzata di sue foto»), ed è stato proprio contro il Genio, negli ottavi del Roland Garros 2012, che Goffin si rivelò perdendo in quattro set ma impressionando tutti con il suo tennis fatto di controtempi luccicanti, di tempi rubati, di spiazzanti rovesci lungolinea. Fin lì c’era arrivato da lucky loser superando tipi tosti come Radek Stepanek, Arnaud Clement e Lucas Kubot, e da lì, fra un infortunio e l’altro, ha continuato ad arrampicarsi agile lungo la classifica, smentendo chi pensa che il tennis vada ormai giocato solo con la clava. Fuori dal campo “La Goff” è l’antipersonaggio per eccellenza, come gli elfi preferisce nascondersi che apparire; dentro ha dimostrato di essere un talento universale anche se per ora, a parte la finale di Davis a cui ha trascinato il Belgio nel 2015, e persa a Gand con la Gran Bretagna di Murray, non ha raccolto tantissimo: due tornei vinti, a Metz sul cemento indoor e a Kitzbuhel sulla terra, e due quarti di finale, al Roland Garros e in Australia, come miglior risultato negli Slam. A Charleroi dovrà affrontare anche il fuoco amico, visto che i parenti della sua fidanzata Stephanie sono italiani: «non tiferanno certo per il Belgio, anzi mi metteranno un po’ in mezzo…». Ma guai a far arrabbiare David, il re degli elfi del tennis.
Rispondi