Londra, certo. Westminster, Piccadilly, i giardini di Kensington, i musei gratis e quel ristorantino a Notting Hill dove una volta avete visto una che sembrava proprio Julia Roberts. La capitale è fantastica, ogni volta che la visitate scoprite qualcosa di nuovo – e fin qui non ci piove (ops). Attenzione però alla monomania: c’è tanta Gran Bretagna fatta di castelli, misteri, paesaggi incantati che noi italiani amiamo – sappiamo intimamente di amare – ma non conosciamo ancora. Un’occasione per iniziare a farlo, aiutati dai suggerimenti di www.visitbritain.com, è la Coppa del Mondo di rugby – sapevate, vero, lettori di Harry Potter, che il modello del Quidditch è la pallaovale? – iniziata da tre settimane ma che si concluderà solo il 31 ottobre.
L’Italia è già stata aritmeticamente eliminata (sigh), domenica prossima però gioca la sua ultima partita a Exeter, una delle città più ricche di storia e di misteri di tutto il Regno Unito (e la sede del primo match della leggendaria tournée degli All Blacks nel 1905), oltre che la base ideale per esplorare il Devon, la Cornovaglia e tutta l’Inghilterra del sud ovest. Ci si arriva comodamente in treno dalla stazione di Paddington, e la magnifica cattedrale vale da sola metà del biglietto (ha la più lunga navata gotica non interrotta del mondo: 96 metri). D’obbligo una tazza di Devonshire tea nella britannicissima piazza principale – potete prenotare una stanza al Clarence Hotel, il più antico del paese -, quindi il giro nel reticolo della Exeter sotterranea e quello alla luce del sole fra le viuzze medioevali del Quayside. Concedetevi uno dei “Red Coat Guides”, gli itinerari guidati a tema. Sono tutti gratuiti, quello serale del giovedì è dedicato a “Ghosts and legends”, ai fantasmi e leggende della nerissima Exeter. Se i misteriosi globi luminosi, il rumore della corazza dei cavalieri in cerca di sepoltura e la discesa finale fra gli scheletri con la mitica Leslie (un’attrice più che una guida) non vi terrorizza a sufficienza, fatevi una pinta allo Ship Inn, il pub in Martins Lane dove il fantasma di sir Francis Drake si affaccia regolarmente, ancora furioso per esserne stato cacciato dopo una sbornia molesta.
Del resto Drake, avventuriero supremo, ammiraglio e trafficante di schiavi, pirata e vincitore dell’Invencible Armada nel 1588, è nato proprio da queste parti, a Tavistock. Ci si passa visitando il parco naturale del Dartmoor, una magia fatta di colline morbide, abbazie affacciate su cieli tempestosi o azzurro smalto come a Widecombe on Moor, ponti di pietra ancora intatti dall’età del bronzo, stradine scavate in un labirinto di felci (occhio però se le percorrete in auto, sotto spunta il granito) che si tuffano nella brughiera più brughiera che c’è: esattamente quella dove Arthur Conan Doyle ha ambientato il romanzo più famoso di Sherlock Holmes, “Il mastino dei Baskerville” (fermatevi al piccolo ma molto accogliente museo del parco, vi diranno tutto). Sulla piana di Merrivale, in mezzo a ondate di erba accarezzata dal vento c’è una seconda, fascinosissima Stonhenge, mentre Drake, quando non era in giro ad assaltare galeoni, si riposava poco distante, a Buckland Abbey. Ovvero l’esempio perfetto di un tesoro nascosto, una ex abbazia cirstencense che Sir Francis sottrasse con l’inganno al rivale più accanito dove passare un pomeriggio incantato fra giardini, cucine medioevali e saloni stile Downton Abbey. Così Tudor e insieme così sorprendente che sembra di stare in un romanzo di Hilary Mantel.
Se ai corsari preferite gli investigatori puntate su Torquay, la città di Agatha Christie. La casa dove è nata è stata distrutta nel 1961 (grrr!), ma potete godervi l’atmosfera vintage della British Riviera, dove veniva a villeggiare la crème della società vittoriana e la Royal Navy si ancorava ai tempi delle guerre napoleoniche (il fantasma doppiamente irreale di Hercule Poirot, ovviamente, sverna qui). A Plymouth si respirano già la Cornovaglia e l’Atlantico. Soprattutto la storia dei Padri Pellegrini, che il 6 settembre del 1620 partirono dal porto – come ricorda la bandiera a stelle e strisce piazzata sopra il monumento – per inventarsi gli Stati Uniti. Ci ritroviamo anche Drake: nel parco che si stende educatissimo e scintillante sotto il faro (sì, proprio quello a strisce rosse e bianche) stava giocando a bocce quando un giorno all’orizzonte comparve la flotta spagnola. «Prima devo finire la partita», rispose lui, ganzissimo, a chi gli indicava con ansia gli aspiranti invasori. Insomma, roba che uno che della Gran Bretagna anche fuori da Londra si innamora in due giorni, e gli dura una vita.
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