E la F.1 prende Fuoco

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«Diamo Fuoco alla F.1». Lo striscione apparso sulle tribune dello Spielberg non è il parto di qualche gruppo antagonista delle corse in macchina, e neppure di un nemico di Bernie Ecclestone (magari di un impiegato del fisco britannico). Più semplicemente è l’incitamento dell’onnipresente e scatenato fan club di Antonio Fuoco, il giovane pilota di Cariati, provincia di Cosenza, che oggi sul tracciato austriaco debutta in F.1 guidando la Ferrari nei test collettivi. In realtà una Rossa – ma edizione 2012 – il ragazzo di Calabria l’ha già assaggiata una decina di giorni fa in gran segreto a Fiorano, lontano da flash e taccuini; oggi però si fa sul serio, con una SF15-T, la stessa di Vettel e Raikkonen. Al suo fianco Esteban Gutierrez, il terzo pilota della Ferrari, ma è ovvio che tutti gli occhi saranno per il 19enne dal cognome che infiamma e dal carattere che incendia, la grande speranza (insieme a Raffaele Marciello, che in Austria girerà con la Sauber) del made in Italy delle corse. La risposta nostrana a Max Verstappen, il 17enne olandese della Toro Rosso che l’anno scorso, e fin dai tempi dei kart, gareggiava proprio con Antonio in Formula 3, e che quest’anno, fra luci e ombre, ha fatto il grande salto nel Circus.

Antonio è un prodotto della Ferrari Driver Academy, è cresciuto sotto le mani di Luca Baldisserri, l’ex ingegnere di pista di Irvine, Barrichello e Schumacher, e oggi vive a Maranello, lontano dalle coccole di mamma. Le prime ruotate le ha date in kart, nel profondo sud di Torretta di Crucoli, a fargli da meccanico e da preparatore papà Gabriele, che a Cariati possiede una dita di calcestruzzi e che continuato ad accompagnarlo sulle piste. Una carriera per ora fulminante, quella di Antonio. Vincitore al debutto nel campionato Renault Alps nel 2013, con la scuderia Prema di Alberto Rosin. Protagonista – con qualche scintilla – l’anno scorso in F.3 (chiudendo quinto in una stagione particolarmente competitiva della categoria e vincendo sia a Silverstone sia proprio a Spielberg), oggi in GP3 con la Dallara del prestigioso team britannico Carlin. Domani, si spera, in F.1. Il suo manager del resto è Enrico Zanarini, che nella massima serie è stato a fianco di Eddie Irvine, Giancarlo Fisichella e Tonio Liuzzi.

«Antonio ha un carattere… focoso», sorride Raffaele Giammaria, l’ex pilota di F.3000 oggi direttore della Scuola Federale Csai, che lo ha avuto fra i suoi allievi nel 2012. «Da noi è passato nell’anno di transizione dal kart alla F.Abarth, proprio nel momento in cui è iniziata la sua escalation. Già allora era estremamente professionale: uno che sa ascoltare e mettere in pratica con facilità e rapidità quello che gli viene insegnato. Di carattere è esuberante, ma quando abbassa la visiera diventa metodico e preciso. Il suo approccio alle gare è di una tranquillità disarmante». Freddo però fino a un certo punto – con il suo nome non si può pretendere di più – considerato che quando si tratta di tirare sportellate e staccate non si tira indietro: proprio domenica, in gara due allo Spielberg, ha esagerato spedendo fuori pista due colleghi e beccandosi una penalizzazione per il prossimo appuntamento. «Quest’anno si parla tanto di Verstappen, che ha fatto scalpore per l’età – continua Giammaria – ma chi come Antonio si batte al vertice in F.3 o in GP3 ha i numeri giusti per fare bene anche in F.1. E’ stato preparato a dovere dalla Ferrari Driver Academy, e che abbia un carattere vincente lo dimostra anche un piccolo episodio che ricordo volentieri. L’anno dopo il corso lo invitai a Sarno, stavolta come istruttore, al Kart Summer Camp che organizziamo per i ragazzini fra i 6 e i 10 anni. Alla fine della giornata era in programma una gara di kart per tutti gli istruttori, con kart a noleggio. Non contava veramente nulla, ma Antonio ne fece di tutti i colori per vincere – e ne so qualcosa io, visto che lottare con lui mi costò un mese di fisioterapia. Ma alla fine ci riuscì». Determinazione, professionalità, talento. Già ai tempi della F.Renault ALPS, quando aveva 15 anni, alle domande degli addetti ai lavori rispondeva la maturità, quasi la flemma di un professionista fatto e finito, anche negli occhi gli brillava la fiammella sacra dell’agonista vero: non a caso il suo idolo è Fernando Alonso. Scalare la filiera dell’automobilismo da corsa non è facile, specie per chi viene dal sud, ma “Speedy”, come lo chiamavano gli amici di Torretta di Crucoli, ha la testa dura e il piede pesante. «Fuoco ha vinto subito al debutto in monoposto il campionato Renault 2.0 ALPS – ha raccontato al sito web italiaracing.net Angelo Rosin – una cosa incredibile e che non tutti possono permettersi di fare. Ora è arrivato il momento di dimostrare di concretizzare, di fare quel salto di maturità che è necessario per mostrarsi a certi livelli». Nello scorso weekend Fuoco è salito sul podio in GP3, secondo dietro all’altro italiano Luca Ghiotto, ma le sue ambizioni puntano decisamente più in altro. Da Cariati – dove è nato anche il gioiellino della Juventus e dell’under 21 Domenico Berardi – allo Spielberg, dove ha incassato gli auguri e i complimenti di Sebastian Vettel. Lo sprint del ragazzo di Calabria è appena iniziato.

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