«Il latino? Me la cavavo. Ma ero certo bravo come mio nonno». Anche perché Renato Paratore, 18 anni compiuti il 14 dicembre, romano di Corso Francia, di mestiere fa il giocatore di golf e non il latinista come nonno Ettore, che è stato studioso fra i più grandi del Novecento e per decenni titolare della cattedra di letteratura latina all’Università “La Sapienza” di Roma, oltre che autore del famosissimo manuale. La sua passione Renato preferisce declinarla sui green, e dopo essersi aggiudicato la “carta” finendo terzo in Spagna nella “Qualifying School” del circuito europeo, ha debuttato ufficialmente da professionista nella 75esima edizione del Campionato Nazionale Open – il più longevo dei tornei italiani, secondo per importanza solo all’Open d’Italia – sui campi del San Domenico Golf a Savelletri di Fasano, in Puglia. «Sono molto felice di debuttare in un campionato storico – racconta Paratore – poi sto giocando molto bene, sono in fiducia dopo aver preso la carta, quindi non vedo l’ora di iniziare». L’amore per il golf, per il ragazzo di Roma che promette di seguire i passi di un altro baby italiano di successo, il suo amico e mentore Matteo Manassero, è iniziato a 8 anni. «A quell’età ho iniziato a seguire alcuni amici di mia madre Cristina, che giocavano la domenica a “Le Querce” di Sutri – racconta – dopo aver tirato il primo colpo mi sono appassionato e ho iniziato a giocare tutti i giorni. Me la cavavo bene anche a tennis, mi allenavo alla Canottieri Roma con Bruno Orecchio, ma a 14 anni ho dovuto scegliere. Anche se mi è rimasta la passione per Roger Federer: grande classe. Ho giocato anche tre anni a calcio, da piccolo, e sono romanista. Inutile dire che il mio idolo è Totti». Calcio, tennis, ma alla fine l’ha spuntata il golf, non esattamente lo sport più frequentato dai ragazzini italiani. «Mi piace perché è estremamente individuale, dura molto, e i campi sono in posti meravigliosi. Poi oggi ci sono campioni straordinari come Bubba Watson o McIlroy che giocano pazzeschi, assurdi, e lo rendono davvero spettacolare». Nel 2009 Mateo Manassero vinse il British Amateur a soli 16 anni. Renato quest’anno in quello stesso torneo si è fermato ai quarti, guadagnandosi però i complimenti di tutti. «Matteo è un grande amico, e mi aiuta molto. Alla vigilia dei miei appuntamenti mi dà sempre dei consigli su come affrontare il percorso. Dall’anno prossimo faremo insieme tutte le gare del Tour e passeremo molto tempo insieme». Il rammarico per ora è la difficoltà di conciliare studi e carriera sportiva («in Italia è così e non capisco il motivo, comunque la maturità linguistica al Falconieri la prenderò di sicuro»), l’obiettivo per l’anno prossimo è di mantenere lo status: «riuscire a confermare la “carta” sarebbe già tanto. Il livello è altissimo, ci vuole esperienza, poi se dovessi sfondare subito, meglio. Diciamo che è più facile che vinca io un torneo che la Roma la Champions…». Il sogno della vita però, ancora prima dei “majors”, è la Ryder Cup. «E’ la gara più divertente. Sono stato a quella under 18 e ho respirato un’atmosfera fantastica. Ci hanno fatto incontrare grandissimi campioni, abbiamo passato tempo con loro. I miei preferiti sono Tiger Woods e Matteo, anche se il numero 1 oggi è senza dubbio McIlroy. Fra i giovani, più o meno della mia età, punto su tre nomi: il mio amico svedese Marcus Kinhult, fortissimo, poi lo scozzese Bradley Neil e l’americano Robby Shelton. Se dovessi giocare la Ryder Cup però come compagno sceglierei Ian Poulter: è un tipo da match-play». Renato, fra l’altro ha vinto i giochi olimpici giovanili ed è quindi il primo oro del golf in 100 anni. Oggi si allena con Alessandro Baldini («bravissimo»), e ha ben chiaro su cosa deve lavorare: «i miei punti di forza sono l’approccio e la continuità di rendimento, nel putt invece sono più debole». Sulla solidità del futuro del golf italiano non ha dubbi: «credo questo sia il primo anno con sette italiani sul Tour, è un ottimo momento.. Francesco Molinari è una certezza, Edoardo si è ripreso alla grande, Pavan gioca benissimo. Matteo ha vinto quattro gare in quattro anni, ora è un attimo in calo ma tornerà in alto. Nel golf anche piazzarsi fra i primi 10 è difficile. Agli appassionati dico di seguirci, non li deluderemo».
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