Fernando al bivio

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ALONSO Sì/ In una stagione di cambiamenti

è lui il punto fermo che può dare stabilità

E nella notte di Singapore arrivò il grande freddo. Quello fra la Ferrari e Fernando Alonso, fra la Scuderia più famosa del mondo e il pilota che doveva celebrarne la rinascita. E che ora rischia invece di andarsene da Maranello senza un titolo, solo con la beffa di quello perso ad Abu Dhabi nel 2010. In setimana era stato proprio Fernando ad attaccare, criticando chi si è lasciato scappare qualche rumor di troppo sulla sua possibile uscita di scena a fine stagione, e lanciando messaggi sibillini: «presto parlerò anch’io, e qualcuno non sarà contento». Che l’asturiano non si trovi perfettamente a suo agio nel team non è un mistero, e nel paddock di Singapore a quanto pare il suo umore era ancora più cupo. A rabbuiarlo sono le tante stagioni perse, il timore di aver sprecato tempo prezioso, e la sensazione che la rivoluzione innescata dal licenziamento di Stefano Domenicali, dalle dimissioni di Luca di Montezemolo e l’arrivo di Marco Mattiacci come team principal (e di Sergio Marchionne al timone di comando della Ferrari) lo abbiano silenziosamente spinto fuori dal centro di gravità della Rossa. E’ stato proprio Mattiacci dopo il Gp di Singapore a rilanciare dubbi e domande sul futuro di Nando con una dichiarazione inquietante. «Alonso? Per il momento è un pilota Ferrari. Stiamo discutendo del 2017, ma anche del 2018 e del 2019, anche se ci sono cose da rivedere». Gli spifferi usciti settimane fa sulle richieste economiche di Alonso per un possibile rinnovo (100 milioni di euro) non hanno certo contribuito a rasserenare l’atmosfera, e ora che il puzzle del futuro mercato piloti è nella sua fase più caotica (Alonso alla Red Bull, oppure alla McLaren perché così vuole la Honda, anzi no alla Mercedes al posto di Hamilton, o magari a piedi con Vettel in arrivo a Maranello…) i nervi sono tesi. Per qualcuno il bi-campione sarebbe già fuori dalla Ferrari, e questa sinceramente non è una bella notizia. Perché se è vero che, specie negli ultimi tempi, Nando non ha lesinato le critiche al team, a volte anche con parole pesanti e acide (ricordate quando disse di volere in regalo una Red Bull?) è altrettanto vero che la Rossa è rimasta a galla in anni difficili e spesso bui è stato molto per merito suo. Di un campione straordinario che tutti corteggiano e che ha saputo estrarre da progetti infelici il meglio possibile, fungendo anche da pungolo, da stimolo, da traino per tutto il team. Marco Mattiacci sta cambiando molto, quasi tutto a Maranello, e proprio per questo lasciarlo andare – o addirittura spingerlo ad andarsene – sarebbe un salto nel buio, un rischio inutile. Piloti con suo talento non ce ne sono tanti in giro, con il suo carattere forse nessuno. Alonso ormai conosce alla perfezione l’ambiente della Ferrari, lo ha vissuto e capito, studiato tutti i risvolti. Senza contare che andarsene a mani vuote da Maranello per lui significherebbe una sconfitta, una macchia difficile da cancellare, quindi le sue motivazioni sono fortissime. Al suo posto potrebbe arrivare Vettel, che però come si è visto quest’anno è un ragazzo molto sensibile alle avversità, più fragile di quello che sembra. Hamilton? Grandissimo campione, ma siamo sicuri che sarebbe in grado di calarsi nel ruolo di ferrarista? Insomma, Alonso è il punto fermo che serve in una stagione di grandi cambiamenti. E trasformarlo in un punto interrogativo sarebbe un errore potenzialmente gravissimo.

ALONSO No/ La sua stagione è finita,

Meglio dirsi addio adesso

Alonso si sta allontanando dalla Ferrari, e forse non è la fine del mondo. Anzi. A Maranello lo spagnolo respira da qualche tempo un’aria diversa, e la cosa non gli piace. Se per tanti anni è stato il Salvatore della Patria, il Codottiero capace di guidare la Rossa se non fuori almeno attraverso le tempeste, da quando sulla plancia di comando sono arrivati Marco Mattiacci e Sergio Marchionne il suo profilo è mutato. Mattiacci deve rifondare la Rossa. «Devo essere un elemento di discontinuità – dice il manager romano – e questo a qualcuno può non piacere». Chissà che quel qualcuno non sia proprio Alonso, che a Maranello secondo alcune “gole profonde” era ormai diventato il vero padrone, l’uomo capace di dettare la linea e di scegliere gli uomini di cui attorniarsi, da Pat Fry a Pedro De La Rosa. Dietro le sue grandi qualità pare che una parte della dirigenza abbia iniziato a scoprire i lati deboli: l’egocentrismo, l’insofferenza palese e ostentata verso le scelte aziendali che non condivide, le critiche eccessive al management e al box. Per qualcuno poi non è così scontato che Alonso in questi anni da ferrarista le abbia azzeccate tutte, e ha iniziato a scartabellare l’elenco dei suoi errori, delle sue impulsività. Insomma: Alonso è sicuramente un grande campione, ma anche un rompiscatole, una manciata di sabbia buttata in un ingranaggio che cerca di ripartire. Del resto mugugna tanto, troppo, e a quanto si dice parla anche troppo con il nemico, cioé con le scuderie rivali di Maranello, mantenendo due piedi in una staffa: da una parte discute del rinnovo, puntando a incassare un ingaggio monstre, dall’altro tratta per un possibile addio anticipato rispetto alla scadenza del 2015, attirato ad esempi dalle sirene giapponesi (leggi Honda) che per riportarlo alla McLaren sarebbero disposte a pagare la sontuosa penale prevista dal contratto. Se poi a Maranello dovesse arrivare un altro pilota di primo piano – Vettel ad esempio – Fernando finirebbe fatalmente per patirlo, come è accaduto ai tempi della McLaren con Hamilton. In fondo lui stesso è il primo ad aver perso fiducia nel team che doveva essere quello della sua definitiva consacrazione a miglior talento della F.1 e che invece l’ha trascinato in basso, offrendogli solo vetture poco competitive, tradendo le sue attese. Ormai all’idea di diventare un secondo Schumacher non ci crede neppure lui: sarebbe stato fantastico, ma non ha funzionato, bisogna rassegnarsi. E cambiare strada prima che la situazione si incancrenisca. Ai nuovi vertici inoltre non va tanto a genio che un pilota, per quanto grande sia, diventi più importante della Ferrari; che sia visto lui come unico vincitore, e tutto il team come perdente. Alonso è fatalmente legato ad una stagione di insuccessi, il nuovo campione dovrà essere anch’esso frutto di una scelta di Marchionne & Co. Il segno della svolta. La Ferrari cambierà, e molto, e deve voltare pagina. Anche all’interno dell’abitacolo.

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