Wilander: «Federer può domare lo Slam del caos»

Wilander-Oz

«Gli Us Open? Sono lo Slam più incasinato che ci sia». (da La Stampa) Mats Wilander ha appena compiuto 50 anni ma è ancora anima e corpo immerso nel tennis. Ventisei anni fa a Flushing Meadows con un capolavoro tattico batteva Lendl in una storica finale al quinto set, conquistando il suo 7° Slam – il 3° di quel suo magico 1988 – e il n.1 del ranking. Oggi a New York è in veste di commentatore di Eurosport e sul tennis ha sempre le idee chiarissime.

«In un match due set su tre, Roger Federer è ancora il migliore del mondo. Io lo vedo favorito per il titolo, anche se ha 33 anni e la stanchezza potrebbe diventare un fattore importante alla fine del torneo. Però è un torneo molto aperto. Nel 2014 abbiamo visto che anche negli Slam tutti possono battere tutti, come non accadeva da parecchi anni. Djokovic non sta giocando al meglio, Nadal non c’è, Murray non è ancora tornato ai suoi livelli. E Dimitrov, Raonic, Wawrinka, Tsonga e persino outsiders come Bennetteau o Fognini possono dire la loro».

L’assenza di Nadal quanto peserà a favore di Federer?

«Non penso che Roger sia mai stato spaventato da Nadal agli Us Open: almeno fino a quando non scendevano in campo. Ma il fatto che Rafa non ci sia è un aiuto. Stavolta non c’è un giocatore che Federer speri di veder scomparire magicamente: nemmeno Djokovic».

Negli ultimi mesi sta giocando in maniera più aggressiva: merito di Stefan Edberg?

«Al 100 per cento. Dopo la sconfitta dello scorso anno con Robredo a a New York Roger ha deciso di passare ad una racchetta più grande e di fare una telefonata a Stefan Edberg. Una scelta perfetta. Stefan è una persona tranquilla e conosce il tennis alla perfezione. Lo ha sicuramente aiutato nel rovescio, nel servizio kick e nel serve&volley. Soprattutto gli trasmette fiducia: quando il suo idolo d’infanzia gli fa un complimento, Federer si sente in paradiso».

Per Roger è forse l’ultima occasione di vincere a New York: sentirà la pressione?

«Non credo. Scenderà in campo pensando che ha già vinto quel torneo 5 volte, che quella è New York e che lui è un padre felice. Sarà motivatissimo. Inoltre pubblico e media tiferanno per lui come non hanno mai fatto per nessuno da quando Connors arrivò in semifinale a 39 anni».

Se vince si ritirerà?

«No chance. Se succederà Eurosport avrà il diritto di licenziarmi, ma non credo succederà. Vuole la Coppa Davis e le Olimpiadi a Rio nel 2016. Ha ancora tanti traguardi da raggiungere».

Prima ha citato Fabio Fognini: ha la stoffa per vincere qualcosa di grande?

«Fabio deve decidere dentro di sé che può puntare a uno Slam. Ha un grande talento. Tecnicamente il suo problema è il servizio: serve bene, ma non ottiene abbastanza punti facili. In una giornata buona può battere Wawrinka, Berdych, Tsonga, forse Murray, ma non credo che potrebbe battere Djokovic o Federer proprio perché non ha un servizio abbastanza buono».

Come personaggio le piace?

«E’ un bene per il tennis. E’ divertente, mostra il suo lato umano: c’è bisogno di personalità come la sua. E poi le regole stanno lì per essere violate. I tennisti oggi sembrano in gabbia, non possono fare nulla. Ma John McEnroe, uno dei più grandi talenti di sempre, non è diventato McEnroe per la sua tecnica».

Qual è il segreto per vincere a Flushing Meadows?

«Gli Us Open sono un torneo caotico, complesso da gestire. Ci sono troppe distrazioni: il traffico, gli aerei, la metropolitana, l’odore degli hot dog, il pubblico rumoroso… A New York bisogna lottare come facevano Connors e Agassi: vado in campo e tiro forte, non importa chi è il mio avversario, sono americano e penso di poter battere chiunque».

Djokovic oggi sul cemento è il più forte, ma a New York ha vinto solo una volta: come mai?

«Gli Us Open arrivano alla fine di una lunga stagione. Roland Garros e Wimbledon costano molte energie, gli Us Open ti spremono quelle che sono rimaste. Arrivare da favorito agli Us Open non è facile, te lo lo garantisco, specie fisicamente».

Murray tornerà al vertice?

«Olimpiadi, Us Open e Wimbledon: ha vinto tutto quello che la gente si aspettava da lui. Non ha più nulla da dimostrare, deve trovare nuove motivazioni. Al momento credo non sappia bene a cosa puntare. Ci sono passato anch’io dopo aver vinto gli Us Open ed essere diventato n.1».

Chi vincerà fra le donne?

«Dipende da Serena Williams. Gli Us Open sarebbero il posto ideale dove vincere il 18esimo Slam e pareggiare Evert e Navratilova. Per Serena sarà una motivazione forte».

Le piacerebbe fare il coach di un top-player come i suoi ex rivali Edberg e Becker?

«Passerei giorni interi a parlare di tennis con Federer o Murray, ma fare il coach è una cosa diversa. Se me lo chiederanno, ci penserò. Per ora, mi concentro sui miei 50 anni».

Comments

  1. Buon giorno,
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