Il Presidente Obama ha faticato sette camicie per far approvare la sua riforma sanitaria, ma secondo Maria Sharapova, che è nata in Russia ma vive da sempre negli States, è tempo di farla finita con l’assistenza medica gratuita nel tennis (da La Stampa). Non per una questione di spending review, ma per evitare che il “medical time out”, la sosta per l’intervento dei fisioterapisti durante i match, sia utilizzata a scopi tattici. E si trasformi in una sceneggiata. «Che regola cambierei nel tennis? Farei pagare 2500 dollari ogni intervento», ha risposto dopo essersi sbarazzata al 1° turno degli Us Open della Kirilenko, che in campo si è fatta curare il piede sinistro. «Così capiremmo chi ne ha davvero bisogno. Sarebbe divertente». Contro le simulatrici che fingono malanni più o meno reali per spezzare il ritmo dell’avversaria Masha ha da tempo il dente avvelenato. La settimana scorsa a Cincinnati ha fatto platealmente il verso ad Ana Ivanovic, sofferente per un attacco di nausea, e in passato ha avuto da ridire anche con due tenniste molto ‘teatrali’, come Jankovic e Azarenka. «Spesso solo per capire qual è il problema ci vogliono più dei 3 minuti regolamentari – puntualizza – E tu devi badare a non perdere concentrazione». Il vizietto alligna anche fra i maschi, creando situazioni paradossali: lunedì davanti a Murray incrampato in maniera grottesca – ma che non ha chiesto lo stop – un indispettito Robin Haase ha dato l’impressione di richiedere l’intervento del fisioterapista solo per polemica. Imporre una tassa così salata sull’MTO finirebbe però per favorire chi come Maria, campionessa da 23 milioni all’anno, può permetterselo, e affossare i peones. Forse sarebbe più efficace, equo e semplice (anche se drastico) abolirlo del tutto. Il tennis, in fondo, non è più uno sport per signorine.
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