Un sorriso vi travolgerà, avrebbero detto nel ’68. E anche Daniel Ricciardo, a suo modo, è un rivoluzionario (da Italiaracing). Arrivato alla Red Bull con la fama di bravo ragazzo e l’etichetta di scudiero designato, fin dall’inizio ha iniziato a sbranare con quei suoi denti candidi e candidamente sempre esibiti le sicurezze del tetra-campeon Vettel. A Spa, la pista che consacra i campioni, ha dato il terzo morso al campionato – il secono consecutivo, e il trionfo n.50 per la sua scuderia in F.1 – dopo quelli del Canada e dell’Ungheria, e ora si ritrova a 35 punti dall’Hamilton furioso e a 64 dal leader Rosberg. Mica male. «Se mi sento in lotta per il Mondiale? – ha detto dopo aver alzato la coppa in Belgio – Be’, se arriverò ad Abu Dhabi co meno di 50 punti di svantaggio dal leader sarò ancora in gara aritmeticamente. Non è ancora finita».
In Belgio Daniel ha approfittato della faida in casa Mercedes e del nervosismo del suo compagno Vettel, ma ci ha messo anche del suo: gara perfetta, tenace ma controllata, aggressiva ma senza sbavature. Due soste, primi due stint con le soft e ultimo con le medium, contro le tre utilizzate sia da Vettel sia da Rosberg. L’australiano ha sfruttato alla perfezione le caratteristiche della sua vettura, capace grazie alle soluzioni studiate da Newey di mantenere una buona aderenza anche con un assetto scarico. «In gara cerchi sempre di essere più costante possibile», ha detto. «Io avevo un buon passo, ho cercato di controllare i miei avversari. All’inizio ho passato Alonso, poi sebastian quando è andato largo alla curva 10, e dopo il rientro ai box di Rosberg per via dell’ala rotta sono passato al comando. Nel finale sapevo che Rosberg dopo la terza sosta si sarebbe avvicinato e quindi ho cercato di guidare il più pulito e preciso che potevo. Le tre vittorie? Sono già di più di quello che speravo per quest’anno, ma ci sono gare che contano più delle altre e questa di Spa è stata davvero speciale. Il team è contento, e io mi divertendo un sacco».
Chi si diverte decisamente meno è Vettel, passato in mezza stagione da campione inarrivabile a “spalla”. Come soffra la situazione lo si è visto anche in Belgio, con quell’assalto frenetico a Hamilton che gli è costato la seconda posizione dopo un bellissimo start. Per tutto il GP ha poi lottato da par suo, uscendo vincitore dal mini-Gp a quattro con Alonso, Magnussen e Button, ma i 52 secondi di distacco finale da Ricciardo pesano, eccome. E il broncio di insoddisfazione è evidente. E ad aggravare la situazione ci si è messo il quinto motore consumato della stagione che gli costerà 10 posizioni sulla griglia a Monza. Davvero un’annata difficile per il tedesco, che a Spa è stato visto conversare fitto fitto con Ecclestone e che secondo radio paddock potrebbe anche decidere di lasciare la Red Bull – destinazione McLaren – e innescare così una vertiginosa girandola di mercato. Con grande probabilità però Seb vorrà capire se l’anno prossimo la Renault sarà in grado di fornire alla Red Bull una power unit più performante prima di cedere alla corte della McLaren e della Honda che sono più o meno disperatamente in cerca di un top-driver.
«E’ stata una gara dura, forse anche troppo dura – ha commentato – alla fine c’è stata una bella lotta, io avevo fretta di risalire perché i giri stavano finendo e ovviamente Alonso e Button che avevano gomme meno fresche non hanno potuto difendersi al meglio da me e da Jenson. Forse abbiamo deciso di fare l’a sosta troppo tardi, ma alla fine è stato buono non perdere la posizione». Per provare a invertire la tendenza Sebastian ha deciso di cambiare ingegnere di pista, dall’anno prossimo al posto di Guillaume “Rocky” Roquelin arriverà Gianpiero Lambiase, un tentativo di dare una scossa al suo staff.
Certo che da parte sua ripensare al passato prossimo deve essere un esercizio amaro. Appena l’anno scorso proprio aa Spa Vettel aveva infilato la sua nona vittoria dell’annata e gridato via radio al box «dobbiamo goderci questi momenti finché durano, e ricordacene in futuro». Profetico.
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