Kyrgios, il ritorno dei canguri

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Boris Becker era un uragano biondo, Nick Kyrgios è un lampo scuro che ieri con 37 ace ha spaccato in due Wimbledon e rispedito a casa in quattro set Rafael Nadal, il numero uno del mondo. Un’epifania, una rivelazione, un destino che inizia a compiersi. Un kirie eleison – abbi misericordia, signore – recitato nel Tempio erboso dove il tennis è una religione. Quando nel 1985 Bum bum si materializzò sul Centre Court aveva 17 anni, Kyrgios l’australiano, nato a Camberra da un padre geco-australiano e una madre malese, ne ha già 19, e per ora ha solo raggiunto i quarti, dove oggi fra l’altro dovrà sudarsi un’altra giornata da fenomeno contro Milos Raonic, il numero 9 del mondo, uno che serve come lui regolarmente prime di servizio a 210 all’ora (e ieri Nick ha servito anche una seconda a 209). Ma nel tennis di oggi, appaltato alla maturità, 19 anni sono adolescenza vera. E poi c’è già qualcuno che nei gesti, nello sguardo, nelle bombe di servizio di Nick vede già una somiglianza da leggenda. «Oggi Nick ha creduto di poter battere Nadal dal primo all’ultimo colpo – ha spiegato John McEnroe che ha commentato il match per la BBC – E non solo: lui è convinto di poter vincere il torneo. L’ultimo che la pensava così era il mio amico Boris Becker». L’antico monello ha ragione. Kyrgios, un metro e 93 centimetri per 78 chili, il volto serio e scuro, le spalle un po’ ingobbite, la camminata dinoccolata più da cestista che da tennista – e infatti da piccolo è stato incerto fra racchetta e canestro – sembra un buddha moderno, un bimbo-adulto sicuro di vivere una reincarnazione vincente. L’ultimo tennista fuori dai top-100 a battere un numero 1 in uno Slam era stato Andrei Olhovsky, che nel ’92 qui a Wimbledon seccò Courier, ma Kyrgios ha un futuro diverso dal russo. Ieri ha iniziato il match come lo ha finito, servendo un ace. Non si è scomposto dopo aver perso il secondo set, ha strappato due tie-break al Signore della Grinta. Ha continuato a servire vincenti (70 alla fine), compreso un incredibile e beffardo “tweener” incrociato atterrato delicatamente sulla linea. «E la cosa che mi ha impressionato – ha aggiunto McEnroe – è che al quarto set quello stanco sembrava Nadal». Un break chirurgico sul 2-1, alla fine i salti e lo sguardo fisso in tribuna, verso il padre George e la sorella Halimah, di professione attrice, poi la sua danza della vittoria, il “Juicy Wiggle” (Succoso Dimenarsi, la traduzione). Come Becker nell’85 anche lui è un debuttante a Wimbledon: in tabellone è entrato grazie ad una wild card, appena dopo aver vinto un challenger sull’erba di Nottingham. Si è annunciato con una sontuosa carriera da junior, decorata da un successo agli Australian Open, dal n.1 under 18, dal trofeo di doppio alzato proprio qui appena un anno fa insieme all’altra grande speranza greco-australiana, Thanasis Kokkinakis. La settimana scorsa a Church Road Kyrgios aveva già acceso tutte lampadine salvando nove matchpoint al secondo turno contro il numero 14 del mondo, Richard Gasquet. I suoi grandi connazionali, da Newcombe a Pat Cash, Rod Laver a Ken Rosewall lo aspettavano da tempo come si aspetta un Messia. Con fiducia e un pizzico di trepidazione. «Ha un potenziale illimitato – aveva detto ieri il grande Laver, due Grandi Slam chiusi in carriera nel 1962 e ’69 – ma per favore non iniziamo a caricarlo di troppe aspettative». Difficile non cadere in tentazione. Nel 2012 Nick perdeva da Gianluigi Quinzi, che ha un anno meno di lui, oggi è già virtualmente n.66 del mondo. «Non sento nessuna pressione», spiega lui, incredibilmente tranquillo. «Questa è la settimana più felice della mia vita. Oggi ho giocato una grande partita, per vincerne così devi crederci, avere autostima. Sono uno che si esalta sui grandi palcoscenici, in passato faticavo a motivarmi nei piccoli tornei, oggi mi sono gasato quando sul 5-3 la folla del centrale è esplosa. Da piccolo il mio sogno era vincere gli Australian Open, ma ora sono nei quarti di Wimbledon e non ho nulla da perdere, devo solo continuare a servire come so. Vincere il torneo? Lo spero, ma per ora aver battuto Nadal è un’impresa sufficiente, giocare in semifinale contro Federer il mio idolo, sarebbe un sogno. Il mio segreto? Sono un normalissimo 19enne, che ama giocare con l’X-Box. Sono sicuro che molti di voi hanno un figlio così». La forza del predestinato.

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