Costernata dal crollo di Rooney & Co tutta l’Inghilterra gli chiede di salvare l’onore della patria rivincendo Wimbledon e lui, Andy Murray, l’eroe scozzese che tanti anni fa giurava di «tifare per chiunque giochi contro l’Inghilterra», ha iniziato salvando un cagnolino. Un labradoodle, per l’esattezza, che il giorno prima dell’inizio del torneo vagava ramingo sulla strada che dalla casa di Andy nel Surrey porta all’England Club: Murray il cinofilo (possiede due border terrier) è sceso dalla sua macchina, ha fermato il traffico e afferrato lo smarrito quadrupede, riconsegnandolo poi al padrone. Un impegno probabilmente più complesso di quello che ha affrontato ieri all’esordio da campione uscente sul Centre Court, rifilando tre set al belga Goffin. Ad ammirarlo in tribuna c’era un mito della Nba come Shaquille O’Neal, in conferenza stampa però Andy non ha gradito i paragoni con altri sport. In particolare con gli undici di Hodgson. «Non credo che nessuno faccia domande su di me alla nazionale di calcio – ha risposto indispettito – Gradirei che si parlasse di tennis, visto che devo ancora sentire Wayne Rooney che commenta i miei match». Bisogna capirlo, visto che in dodici mesi l’ex-antipatico si è trasformato da mezzo straniero a padre della patria. Tutto merito del successo del luglio scorso a Wimbledon, il primo di un britannico a 77 anni di distanza da quello di Fred Perry. «Il risultato di quel successo – ha scritto il Daily Telegraph – per Andy è stata una popolarità che avrebbe imbarazzato Neil Armstrong». L’incipit di una vita da celebrity e molto faticosa: «Per due giorni non uscii proprio di casa, perché appena mettevo il naso fuori venivo inseguito ovunque». Da allora la vita di Murray è entrata nel frullatore. Le congratulazioni di David Cameron a Downing Street, l’Obe (order of member empire) ricevuto dalla regina. Quindi l’operazione alla schiena, il lento recupero, il doloroso divorzio da Ivan Lendl, la risurrezione agonistica con le semifinali del Roland Garros e il recentissimo inizio della rivoluzionaria collaborazione con un coach-donna, Amelie Mauresmo. Troppo stress, campione? «Per qualche mese Andy è stato un po’ come svuotato, è comprensibile» ha confessato mamma Judy. «La cosa positiva per me è che la mia vita di tutti i giorni non è cambiata – ha spiegato lui – Al massimo all’estero mi riconoscono un po’ più di prima. Era una cosa che mi preoccupava, ne ho parlato anche con uno psicologo». Per rilassarsi Murray usa lo yoga, il tai-chi e una sorta di ginnastica dolce, il Gyrotonic. Evitare il nervosismo ieri però non è stato facile. «Durante Wimbledon non leggo i giornali, non accendo la tv, non vado su internet. Entrando sul Centre Court ho sentito la tensione, ma appena mi sono seduto sulla sedia è ricominciato il business». Uno a zero Murray, palla al centro.
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