Erano guerrieri «indomabili», oggi sono la faccia sindacalizzata di un Africa che stenta a trovare un posto fisso tra i grandi del calcio. I Leoni del Camerun, che esordiscono stasera a Natal contro il Messico, per il Brasile hanno rischiato (o fatto finta..) di non partire neppure. Motivo: un’alzata di scudi di Eto’o e compagni, che hanno preteso di incassare prima della partenza i premi concordati: 15 mila euro circa a testa, più un bonus statale di 75 mila euro. La federazione ha dovuto battere cassa con il governo, ma alla fine il 9 di giugno la spedizione si è imbarcata. Trattasi di leoni un po’ spelacchiati, oltre che affamati (di soldi). Eto’o è al suo quarto mondiale, in quello del 2010 il Camerun – che non si è qualificato alle ultime due edizioni della Coppa d’Africa – aveva raccolto 0 punti. All’amichevole di Yaoundè contro la Moldova fra l’altro non hanno partecipato né l’ex-interista, reduce da un passato burrascoso con la nazionale, né l’altra star dell’attacco Choupo-Moting (punta del Mainz), né Charles Itandje, portiere del Konyaspor in Turchia. E i giocatori non hanno neanche atteso la consegna della maglia da parte delle autorità: a ritirarla è stato l’allenatore, il tedesco Volker Finke. Le speranze di un Mondiale decoroso i Leoni se le giocano nelle prime due partite, con Messico appunto e con la Croazia, attaccandosi al 2-2 strappato in amichevole alla Germania a inizio mese, gol di Eto’o e Choupo-Moting. Grandi individualità, scarsa continuità: è l’istantanea di tutto un continente calcistico, che per decenni fra grandi lampi (Camerun, Nigeria Nigeria) e grandi illusioni mediatiche (il Sud Africa dei bafana bafana) ha fatto promesse mai davvero mantenute. Nel 2010 toccò al Ghana (semifinale fallita per un rigore fallito da Gyan con l’Uruguay) recitare da protagonista, stavolta potrebbe essere il turno della Costa D’Avorio dei grandi vecchi Drogba e Touré. Ma il calcio si è un po’ stancato di aspettare.
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