Bouchard e Sharapova, amiche mai

 

 

Genie e Masha tagliate

Eva contro Eva, come in un vecchio film di Minkiewicz. Bionda contra bionda, bellezza siberiana contro pin-up canadese (da Il Corriere dello Sport) . La semifinale più glamour del Roland Garros, quella fra Maria Sharapova, russa, 27 anni, oggi n. 7 del mondo, e Eugenie Bouchard, classe 1994, n.16 ma virtualmente n.12 Wta, assomiglia tanto ad un copione perfetto, con due parti speculari. Perché Genie e Masha, le due campionesse che vengono dal freddo, hanno una storia in comune che risale al 2002. Siamo a Miami, la Sharapova, che non è ancora la Sharapova, partecipa ad un torneo ad inviti per giovane speranze (che vincerà), la minuscola Eugenie, anni 8, transita sui campi di Crandon Park e papà Mike, clic!, immortala l’incontro fatale. La Sharapova aveva appena debuttato da pro a Indian Wells, la Bouchard a di diventare tennista lo avrebbe deciso solo due anni più tardi, guardando proprio la sua compagna di scatti (i selfie non c’erano ancora) togliere a Serena Williams la finale di Wimbledon 2004. «Ricordo benissimo quel match – ha spiegato qui a Parigi la canadese – Maria era così ‘cool’ che decisi che volevo essere come lei». Così convinse mamma Julie a trasferirsi in Florida, all’academy di Nick Saviano, per costruirsi un futuro da superstar. Proprio come aveva fatto anni prima Masha, nata a Nyagan, trasferitasi a Sochi per sfuggire agli effetti di Chernobyl e poi imbarcatasi a dieci anni con papà Yuri e una manciata di dollari in tasca per l’academy di Nick Bollettieri a Bradenton, in Florida. Eugenie, che con la sua sfolgorante carriera junior (n.1 del mondo u.18 e vittoria a Wimbedon nel 2012) e i suoi fondamentali a percussione si è rapidamente guadagnata il soprannome di baby Sharapova, viene da un’infanzia diversa. Spesa a Westmount, il quartiere superchic di Montreal, dove il reddito medio per famiglia è di 400 mila dollari e papà Mike lavora come analista finanziario. In comune con Masha Genie, grandissima tifosa dei “canadiens” nell’hockey e di Dwayne Wade e dei Miami Heat nel basket, ha però la ferocia assoluta. Guai a parlarle di amicizia fra colleghe. In Florida a dodici anni aveva incontrato Laura Robson, baby prodigio inglese, le due erano diventate inseparabili e il trauma di doverla incontrare in campo ha indurito la tempra della canadese, ora spessa come il pack d’inverno. «Nel tennis non c’è spazio per l’amicizia, siamo qui per darci battaglia. Ammiro molto la Sharapova, ma in semifinale non voglio rispettarla: voglio batterla». Masha con distacco regale ammette che la Bouchard «ha fatto molti progressi», ma nei loro due incontri, proprio qui a Parigi e (ancora) a Miami l’anno scorso le ha lasciato appena 8 game. E quando nel 2013 la Nike le convocò insieme per un servizio fotografico, Maria commentò. «Genie ha chiesto di indossare la mia linea: un grosso onore, che ovviamente le ho concesso. In campo invece io cerco di non dare una chance a nessuno». Nel frattempo Genie ha raggiunto due semifinali Slam, una in Australia – quando in campo confessò la sua passione per Justin Bieber – l’altra qui, ammettendo che ora il suo modello è diventato Federer. L’unica altra canadese capace di arrivare così lontano in uno Slam era stata Carling Basset-Seguso agli Us Open nel 2004. Ora Genie vuole di più, anzi, vuole tutto. Anche a costo di strapparlo dalle mani della sua ex-eroina.

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