Errani contro la stampa

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«Partiamo dal presupposto che io sono una ragazza timida e che non ama essere al centro dell’attenzione». Inizia così il comunicato che Sara Errani ha letto ieri in sala stampa dopo il match contro la Jankovic. Una paginetta scritta, recitata e poi appesa sul muro per spiegare le proprie ragioni dopo una querele data dal suo rifiuto di rispondere dopo il doppio di domenica a domande sul singolare, e in cui accusa i giornalisti di «manipolare e travisare» le sue parole e chiede che «si scriva solo quello che dico, senza giri di parole, solo la verità». Sara si augura che il ‘documento’ possa essere un nuovo punto di partenza e si lamenta, pur riconoscendo di essere «una ragazza molto fortunata» che la stampa non capisca «che dietro la vita di un tennista non c’è solo la partita, ma una marea di cose che non vedete». Anche dietro un articolo ci sono tante cose, verrebbe da rispondere, ma Sara è una ragazza davvero timida e genuina, e le si perdona volentieri anche questa uscita sinceramente un po’ ingenua, il cui segreto sta sicuramente nell’incipit del comunicato. Oltre che nella fatica di doversi confermare settimana dopo settimana ad altissimi livelli, specie qui a Parigi dove i punti, e la fama, da difendere, sono davvero tanti. «L’anno scorso la tensione era altissima, soprattutto nei primi giorni», ha spiegato la Errani, veramente esausta dopo il match e che è visibilmente arrossita durante la lettura del suo documento. «Quest’anno ho imparato a gestirla meglio. Ma prima di una partita come quella di oggi contro la Jankovic, che vale un quarto di finale a Parigi, la tensione comunque era tanta. Anche perché qui ci tengo a fare bene». Due anni fa, dopo la finale persa contro la Sharapova Sara fu sbattuta in copertina su “Vanity Fair” con un titolo (“Balotelli non mi piace”) che poi ha provveduto a smentire, e da quella bruciatura è aumentata la sua diffidenza. Che peraltro è molto italica, e ricorda tanti esempi del nostro sport, dallo storico silenzio-stampa di Vigo dell’Italia di Bearzot al Mundial spagnolo, al famoso intervento “a reti unificate” di Valentino Rossi, ai tweet polemici di Balotelli o del collega della Errani, Fabio Fognini. E’ un po’ come se per scaricare la tensione bisognasse trovare sempre un nemico esterno, una minaccia contro cui fare muro o gruppo. Un leva nervosa utile per sollevare il mondo. E batterlo (come speriamo anche noi giornalisti).

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