«Bisogna sempre sorridere alla vita». Specie quando la vita sorride a te (da Il Corriere dello Sport). L’unica cosa cupa della giornata di Flavia Pennetta lunedì a Parigi è stato il cielo, freddo e gonfio di una pioggia che ha sgocciolato a lungo sul Roland Garros interrompendo a più riprese il gioco e costringendo il torneo a cancellare alcuni match (compreso quello di Camila Giorgi). Il resto è stato tutto luminoso: la vittoria 6-2 6-2 contro la (modesta) avversaria di primo turno Mayr-Achleitner e l’umore con cui Flavia ha ammesso di vivere questo periodo della sua carriera. Trentadue anni, un amore in corso con Fabio Fognini, la prospettiva di rientrare in fretta, già con risultati del Roland Garros, fra le prime dieci del ranking mondiale, dove fu la prima italiana a mettere i piedini nel 2009: la “Penna” in effetti ha tutti i motivi per sentirsi leggera. Persino il fastidio al retto femorale che le aveva fatto interrompere l’allenamento prima del debutto («una vecchia cicatrice») si è rivelata cosa di poco conto. «E sono anche diventata meno scaramantica, con l’età», butta lì con il viso scanzonato da piccola Loren del nostro tennis che pare tornato quello di una ragazzina. «Una volta se c’era qualcuno al mio match il primo giorno, e vincevo, pretendevo che tornasse. Se non era venuto, non volevo neanche vederlo. Tutte cavolate di cui mi sono liberata». Papà Oronzo e mamma Conchita ne sanno qualcosa. Maturità significa anche capire che il destino sta nelle tue mani.
L’anno scorso a Parigi Flavia perse al primo turno, quest’anno ha davanti un tabellone non impossibile e quasi nulla da difendere. L’ingresso fra le top-10 per ora glielo ostruiscono Maria Sharapova, che però ha in scadenza una finale e (teoricamente) Serena Williams sulla strada in ottavi, e Sara Errani che dovrà affrontare la Jankovic in ottavi (Na Li nei quarti). Più Ana Ivanovic, che dal canto suo deve riconfermare gli ottavi dello scorso anno. «L’obiettivo top-10 è lì, ed è normale pensarci», ammette lei. «Però non è una cosa che mi sta asfissiando. A Barcellona mi sono allenata come dovevo, i primi giorni ero stanca ma forse era colpa della confusione. Oggi è filato tutto liscio, anche se ho giocato meglio di dritto che di rovescio, il mio colpo più naturale. Ora contro la Larson (svedese, n.99 Wta, ndr) dovrò stare attenta al suo servizio ‘kick’, il migliore del circuito insieme a quello della Stosur. Ci ho perso a Bastad l’anno scorso, è un match da prendere con le pinze». Giusta precauzione. Il 2013 però per Flavia, nonostante gli ottimi risultati (semifinali agli Us Open su tutti) è stato un anno diverso, più complesso. Meno leggero, soprattutto lato-preparazione. «Di questi tempi mi mancavano un po’ di partite, e fisicamente non stavo così bene», spiega. «Il lavoro che faccio ora (con il coach spagnolo Salvador Navarro, ndr) in realtà non è diverso, pensavo anch’io che con il tempo le cose sarebbero migliorate, ma non così tanto». Al Roland Garros la Pennetta non è mai andata oltre gli ottavi, dove sulla carta quest’anno dovrebbe incocciare Angelique Kerber, la bestia nera tedesca che nel 2011 le negò le semifinali a Flushing Meadows, e nel 2012 la stoppò qui al terzo turno. Meglio il cemento o la terra rossa, per provare a tornare fra le grandi? «La partita della vita me la giocherei sul cemento, dove negli anni ho imparato a comandare lo scambio. Sulla terra è più difficile, le pallesono più lente – qui a Parigi poi sembrano dei pelouches! – enon ti vengono incontro, anche se per me adattarmi è più facile rispetto a una russa o ad un’americana. Devo sfruttare questa mia versatilità». La vita, a Parigi, può essere meravigliosa.
Rispondi