Errani, una semifinale anti-stress

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Na Li è una donna da copertina – una celebrity assoluta in Asia, due Slam vinti, 20 milioni all’anno di capitale umano – non a caso immortalata per la seconda volta su Time magazine proprio in questi giorni, ma il titolo più grosso oggi se lo merita Sarita Errani. Per la seconda volta di fila la Formichina Atomica è in semifinale al Foro italico e ci è riuscita in tre set (6-3 4-6 6-2) proprio contro la n.2 del mondo che pure l’aveva battuta sei volte su sei. L’Errani è stata agevolata da una giornata non proprio felice della cinese (52 errori gratuiti) che nel riscaldamento si era sentita male dopo aver mangiato, come è sua abitudine, un piatto di pasta un quarto d’ora prima di scendere in campo. «Può darsi che si tratti di un’allergia, ho avuto nausea», ha spiegato Na. Dire che una partita condita da troppi errori è stata decisa dal sugo sarebbe però un eccesso alla Master Chef e toglierebbe merito alla grinta sovrana di Sara, la prima azzurra dai tempi di Lucia Valerio (anni ’30) a bissare back-to-back una semifinale agli Internazionali. «Io non mi sono accorta di nulla – sostiene Sara – abbiamo giocato un grande match, per me una partita speciale, forse la migliore dopo la semifinale di Parigi con la Stosur. La chiave? Sono stata brava a tenere duro quando nel 2° set lei ha infilato 10 vincenti di fila». Comunque una vittoria anti-stress che scongiura una emorragia di punti e riavvicina la dogana delle prime dieci. Difendere classifica e posizioni nel tennis può essere angosciante, in casa ancora di più, Sara al primo turno contro la non travolgente sudafricana Scheepers aveva dovuto affrontare anche un attacco d’ansia in stile Pellegrini. «A inizio settimana era nervosa – ha confermato la ‘gemella’ Roberta Vinci, con la quale ieri ha anche conquistato la semifinale di doppio battendo il duo Black-Mirza – temeva il pubblico romano che a noi italiane chiede sempre molto, oggi l’ho vista decisamente più rilassata». Nei giorni scorsi, dopo i fischi al suo fidanzato Fabio Fognini, Flavia Pennetta aveva alzato un filo di polemica («A Roma per il pubblico siamo come gladiatori, a volte vorremmo più sostegno») ma dalle tribune stracolme Sara ieri ha assorbito solo energia positiva: «in campo il pubblico lo senti, il rischio a volte è proprio di farsi prendere dall’euforia». Una piccola spinta in più le è venuta anche dal nuovo servizio ‘destrutturato’. «L’ho provato per la prima volta qui a Roma con il mio coach – ha spiegato – è un movimento diviso in due parti, così non perdo la coordinazione: brutto da vedere, ma mi aiuta a non abbassare il braccio quando sono stanca». Sarita non potrà certo riposarsi oggi contro una Jankovic in forma strepitosa (6-4 6-4 alla Radwanska): la finale sarebbe la prima dalla vittoria di Raffaella Reggi nell’edizione povera ed ‘esiliata’ a Taranto del 1985, ma anche il minimo necessario per evitare il sorpasso di Flavia Pennetta. «Sarà durissima, ma cosa ti puoi aspettare da una semifinale di Roma?». Che stress, essere campioni.

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