Prima si è preso il mondo – Supercoppa Uefa e mondiale per club Fifa – ora si è preso Berlino e la Germania («il campionato più difficile, ogni giorno devi migliorarti»).Il prossimo obiettivo è riprendersi l’Europa, soltanto un anno dopo. E persuadere i tedeschi che vincere non annoia. Mai. Battendo l’Hertha Berlino all’Olympiastadion il Bayern di Monaco di Pep Guardiola è diventato campione per la 24a volta in 51 anni di Bundesliga. Ce l’ha fatta con 7 settimane di anticipo, record che migliora quello dello scomodo predecessore Jupp Heynckes. «Prima lo vinciamo, meglio è», aveva detto alla vigilia Guardiola, che è ancora in corsa per un secondo “Grosse Triple” dopo quello del 2013 – e da perfezionista assoluto si è mantenuto la promessa. Il Bayern può ancora conquistare la Coppa di Germania, è nei quarti di Champions, soprattutto è la squadra modello di un campionato modello. Quello del fair-play finanziario, dei 40 mila spettatori di media, dei grandi campioni. Uniche macchie della stagione, finora: la storiaccia di evasione fiscale (28 milioni, ma non un euro tolto al club) che ha travolto il presidente-mito Uli Hoeness; e la curva della Allianz Arena chiusa nel prossimo match di Champions per uno striscione omofobo contro l’Arsenal. Paradossalmente dal caso-Hoeness, il ‘ladro onesto’ (ossimoro molto teutonico) che ha rifiutato il patteggiamento e scelto di farsi 3 anni e mezzo di carcere, il Bayern è uscito bene, e in lizza per succedergli c’è giàl‘altra vecchia gloria Paul Breitner: mès que un club, direbbero al Barca, ma guai a parlare in catalano a Beckenbauer, il patriarca del Bayern, che il tiki-taka in salsa bavarese (tiki-taken?) non lo digerisce. Guardiola è arrivato a Monaco per dimostrare di non essere l’uomo di una sola piazza, al Bayern lo volevano per completare la griffe e fare da calamita al futuro. L’innesto ha funzionato. Guardiola ha trovato una squadra già stravincente e l’ha resa diversamente perfetta. Un breve periodi di assestamento, con il brivido della supercoppa tedesca e il rischio di sprofondare in quella europea contro il Chelsea di Mourinho, poi è stato un crescendo irresistibile. Il suo merito è stato di conquistare immediatamente i fuoriclasse del Bayern. «Le ultime stagioni sono state fantastiche, questa ancora di più – ha detto Schweinsteiger – e molto del merito è di uardiola. Abbiamo giocato un calcio da pazzi, ci siamo divertiti moltissimo». E Neuer, il portierone della nazionale: «Nessuna squadra tedesca ha mai giocato così». Per capitan Lahm Guardiola «è qualcosa di completamente diverso». Dal passato Pep si è portato l’ossessione per il possesso palla, il palleggioasfissiante, la velocità, l’inflessibilità strategica e la flessibilità tattica. Ha cancellato dalla lavagna il rigido 4-2-3-1 di Heynckes e lo ha sostituito con un 4-1-4-1 nel quale un esterno difensivo come il capitano Lahm può funzionare da playmaker arretrato, ma anche ricoprire 4 ruoli diversi nella stessa partita. Perché Pep non ha paura di ruotare uomini e idee, funziona a micro-cicli, disorienta gli avversari senza smentire il suo “brand”. Xavier Sala-i-Martin, economista ed ex tesoriere del Barca lo ha paragonato a Zara, la catena di abbigliamento spagnola che ha prezzi più alti della concorrenza ma distribuzione capillare e rapidità fulmineanel fiutare le tendenze e ridisegnare i modelli. Risultato: una squadra fortissima, anche perché farcita di campioni, forse al momento la più forte del mondo. «Sì, ma adesso i nostri anche sulla linea di porta passano indietro la palla», mugugna Kaiser Franz. «E’ un calcio noioso. Finiremo per essere un’imitazione del Barcellona, e non è quello che volevamo». Se arriverà un’altra Coppa non sarà una posizione facile da sostenere. Neanche per Beckenbauer. E Pep lo sa.
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