Sabato anche Dio ha dovuto pagare il biglietto, visto che il tetto del Millennium Stadium è rimasto chiuso causa nubifragio, ma sono stati soldi spesi bene. Al posto della prevista passeggiata di salute del Galles si è vista una partita vera, incerta dall’inizio alla fine, e il merito è dell’Italia che insieme con l’aria del Sei Nazioni sembra aver ritrovato d’incanto, nel paese dei maghi, la verve smarrita fra estate e autunno.
Parisse & Co hanno perso 23 a 15, ma hanno messo i brividi al bicampeon in carica e pareggiato il conto delle mete (2-2) grazie alla giornata molto speciale di Michele Campagnaro, anni 20, con Allan, Esposito, Sarto e Iannone uno dei cinque debuttanti nel Torneo schierati ieri da Jacques Brunel. Due volte a segno – e nel Sei Nazioni prima di lui fra gli azzurri ci era riuscito solo Troncon nel 2000 a Parigi – alla fine Michele, che gioca con i calzettoni abbassati, il n.13 sulle spalle e ricorda tanto Ivan Francescato, si è portato via anche la medaglia di “man of the match”. Se la giovane Italia di Brunel è questa, concentrata e tosta per 80 minuti, c’è un futuro da coltivare.
Eppure il pomeriggio era iniziato malissimo, con la papera di Esposito che dopo 7 minuti ha regalato la meta a Cuthbert, uno dei tre-quarti stile Robocop del Galles. Cose che capitano, al debutto. «Gli ho detto in veneto “xé sfiga, vecio”, e siamo ripartiti», racconta Parisse, ed è l’esperienza che soccorre l’innocenza (monumentali Bergamasco e Geldenhuys oltre allo stesso Parisse), in un cocktail che Brunel ieri ha shackerato benissimo. Anche la seconda meta rossa è nata da un errore azzurro, un placcaggio bucato da Sgarbi che ha smarcato Scott Williams, ma in mezzo c’era stata tanta e bella Italia. Fresca e intelligente in attacco, dura in difesa, quasi in meta anche con Parisse al 35′. Nel secondo tempo, il Campagnaro show: la prima meta in duetto “calcistico” con Sarto, la seconda rubata d’intuito intercettando Halpenny e gelando il Millennium con una fuga di 60 metri («ho sentito i crampi ma ho continuato»). I Dragoni si sono ritrovati avanti di appena 5 punti, confusi e scontenti hanno provato a reagire ma senza una punizione (generosamente) fischiata dall’arbitro irlandese Lacey al 70′ sarebbero stati brividi seri.
«Con il match dell’anno scorso a Twickenham è stata la nostra miglior partita in trasferta nel Sei Nazioni», ha detto Parisse. «Dopo l’intercetto di Campagnaro i gallesi stavano male, sentivamo di potercela fare, peccato che l’arbitro abbia concesso a loro dei calci facili e neanche tanto giustificati. Ma questo è lo standard minimo: fra una settimana in Francia sarà 30 volte più dura». Brunel, in cerca di una panchina lunga e di qualità per i Mondiali è «orgoglioso di questa squadra, dei “vecchi” e di questi giovani che hanno iniziato alla grande grazie al contesto perfetto della squadra». Campagnaro la Freccia (mai sotto i 4” sui 30 metri), cresciuto a Mirano ammirando O’Driscoll, con zio, papà e tre fratelli tutti rugbisti, accarezza incredulo il medaglione: «era un sogno solo giocare qui, un sogno fare una meta, figuriamoci due». E fornisce la chiave della baby rivoluzione: «Sapevamo di giocare contro i migliori tre-quarti del mondo ma ci siamo detti che dovevamo rispettarli ma non spaventarci, perché sono uomini come noi». Cresci bene e credi in te stessa, Italia.
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