Il Tolone è il sogno di un barbaro pieno di ingegno, l’album a fumetti del rugby, l’equivalente ovale del Milan di Berlusconi o del PSG degli sceicchi. Un sogno malato, per qualcuno. Dopato da troppa arroganza, troppi campioni trattati come figurine rare, troppi euro: quelli del suo patron Mourad Boudjellal, miliardario algerino-armeno che i dané li ha fatti trasformando magicamente la bancarella di «bandes dessinées», su cui in rue Pomet smerciava i quadernetti illustrati da suo fratello Farid, in un impero editoriale (da AllRugby).
Ma è un sogno che funziona, un’incanto che produce realtà. Che vince. Anche, soprattutto in Europa, in quella finale di Heineken Cup che per tanti anni era finita nelle mani della tradizione anglosassone o nella bacheca di Tolosa. Una partita «senza senso, ma magnifica» (copyright Daily Telegraph), strappata 16-15 alle mani di Clermont, che pure la gara l’aveva costruita e meritata, condotta fino a un quarto d’ora dalla fine. Ma che non è riuscita a mattere giù il mattonino decisivo, a chiudere la porta ai “galacticos” in maglia rossonera. Perchè alla fine serve averli, i campioni: Jonny Wilkinson per tenersi incollati al match a forza di pedate, Lobbe, Bakkies Botha e Roussow a lottare, Hayman a spingere, Bastareaud e Armitage a sprintare e a inventarsi la meta decisiva al 64′: fuga irridente in faccia a Bock James e ciao, tanti saluti, che tanto al sorpasso finale ci pensa la tomaia di capitan Jonny.
Il Tolone in cima all’Europa è il fulmine che spacca il rugby continentale, brucia le buone maniere, il fair-play finanziario, impara la lezione di Max Guazzini e la farcisce di cinismo, di thacherismo applicato allo sport: chi ha più soldi gode. Soldi che servono a comprarsi il Paradiso partendo dalla ProD2, partendo da Tana Umaga, tanti anni fa, e collezionando poi Victor Matfield, George Gregan, Anton Oliver, Andrew Mahrtens, Sonny Bill Williams, Jerry Collins. E ancora: Wilkinson, Michalak, Lobbe, Botha, il nostro Castrogiovanni per gradire. Boudjellal con il Tolone indica la strada, e lo fa senza preoccuparsi di sputare in terra, di spintonare i compagni di strada o i nemici, che si tratti degli arbitri che lo «sodomizzano» (parole sue) quando alzano un cartellino, della Federazione francese che ad ogni sua picconata alza il sopracciglio e allunga scomuniche, o persino degli apparenti sodali inglesi che vogliono spaccare le Coppe europee e a cui all’improvviso lui, le President, volta le spalle.
Perché Paperone Mourad è un “falco” sta dalla parte di chi tira più allo show che allo sport, più al capitale che alla tradizione, ma è capace anche di mescolare idee e programmi se qualcuno prova a mettergli in mezzo alle ruote «budget cup», a impedirgli un nuovo acquisto, un nuovo “ce l’ho” nella collezione. Da figlio di camionista è diventato l’idolo di un Midi rancoroso e non sempre presentabile ma sogna un campionato globale, scintillante, senza frontiere, partite di Heineken in Spagna e la Sfida dei due Emisferi il prossimo 2 febbraio con i Chiefs, in Francia, e chissenefrega se sarà il giorno dopo l’inizio del Sei Nazioni. L’importante è che il sogno s’ingrassi, che vinca Tolone.
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