Brignone: «Mitra e metal detector, Sochi mi spaventa»

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Federica Brignone è la punta di diamante del nostro sci femminile in vista delle Olimpiadi. Dopo la scorsa stagione rovinata da un infortunio e un paio di gare così così quest’anno, in Val d’Isere è arrivato un incoraggiante quarto posto. E le aspettative crescono. «In realtà – sorride lei – non mi aspetto niente. Anche nelle prossime gare attaccherò al massimo, poi vedremo. Perché se uno non attacca, per me può anche restare a casa».»

Il quasi-podio in Val d’ Isère è stata la svolta ?

«Mi ha dato fiducia. E’ il miglior risultato dell’anno, mi serviva una conferma delle sensazioni che provavo in allenamento».

Sente la responsabilità di essere l’italiana di punta alle Olimpiadi?

«No, perché Elena Franchini ha fatto due podi e quindi lascio volentieri a lei il ruolo (ride, ndr). Scherzi a parte: mancano 40 giorni. Troppi per pensarci già ora».

Che Olimpiadi saranno?

«Sinceramente sono un po’ spaventata di come saranno le Olimpiadi a Sochi. A Vancouver mi è piaciuto tantissimo, mentre a Sochi non ci sarà vita fuori dal villaggio olimpico. Io ci sono stata una volta: appena scesi dalla seggiovia c’erano i militari con il mitra spianato, bisognava passare il metal detector 50 volte al giorno: abbastanza un incubo. Sono Olimpiadi volute da Putin, ma lì non c’è niente. Hanno costruito da zero un paese fantasma, non c’è cultura dello sci come in Austraia, Germania o Svizzera, secondo me non importa niente a nessuno che noi corriamo, quando ci sono stata di gente non ce n’era. Credo che sia un grosso punto interrogativo per  di tutti».

Qualcuno protesterà?

«Le telecamere ci sono, magari qualcuno lo farà, anche se alle Olimpiadi siamo molto controllati. Io spero solo non succeda nulla di strano».

Puntare sui giovani, come vuole il dt Ravetto, è giusto?

«Ai Giochi deve andare chi merita, giovane o vecchio non importa. Conta chi è più forte in quel momento».

Nella sua vita sportiva non c’è solo sci. Vero che ama il tennis?

«Moltissimo. Sono ancora troppo scarsa, ma mi piacerebbe da morire giocare con Federer. D’estate il tennis lo uso come allenamento: è utile per rapidità, bloccaggi, cambi di direzione. E’ stato il mio ragazzo Nicolas Raffart (sciatore francese, ndr) a insegnarmi a giocare, quando posso mi alleno con lui».

Meglio dritto o rovescio?

«Dritto. E devo migliorare la battuta».

Il tifo per il Milan resiste?

«Sì, ma del calcio ultimamente mi interessa poco, non mi piace l’ambiente. In tv preferisco guardare tennis e rugby, uno sport a cui mi sono avvicinata in Francia: lì seguono tutte le partite».

Da sportiva cosa ti aspetti dalla politica?

«Spero che si diano un po’ una sveglia. In Italia rispetto alle altre nazioni per quanto riguarda lo sport, e in particolare lo sport nella scuola, arranchiamo. Spesso chi fa sport fatica a finire gli studi, non ci sono strutture che permettano di fare attività invernale e seguire dei corsi che non siano privati o su internet. All’estero la scuola aiuta lo sport, da noi la scuola ammazza lo sport».

Lei ha sospeso gli studi universitari?

«Sì, non mi interessa il “pezzo di carta” senza aver imparato niente. Riprenderò quando potrò farlo seriamente».

Nello sport la disturba più il doping o le scommesse illegali?

«Il doping. Forse perché nello sci scommettere è davvero difficile».

Ha mai dubbi sui suoi avversari?

«Non metto la mano sul fuoco per tutti. Però nello sci non è matematico che chi si dopa vince, contano molto tecnica e testa. Abbiamo ancora questa bellezza e possiamo crederci».

Caso Vonn: l’hanno colpita i suoi infortuni?

«L’anno olimpico è sempre il più a rischio, mi spiace che quest’anno di infortuni ce ne siano stati tanti. La Vonn è straordinaria, però non capisco come faccia a sciare dopo l’incidente di Copper Mountain, con un crociato rotto. Comunque è così forte che a Sochi può anche vincere».

Mamma Quario ha smesso di darle consigli?

«Ho 23 anni, sono matura e vaccinata, che consigli potrebbe darmi?Al massimo se mi comporto male dopo una gara persa. Per il resto sta al suo posto, e fa bene la giornalista».

Le sconfitte sono ancora così difficili da digerire?

«A volte sì. Però mi arrabbio soprattutto con me stessa, e mi butto giù: un errore che non voglio ripetere».

 

 

 

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