L’italia del rugby sabato ha perso 19-14 contro l’Argentina ed esce così male dal trittico di test-match autunnali dopo la batosta con l’Australia e la vittoria poco convincente contro le Figi. Anche all’Olimpico, sotto il diluvio e nonostante il tifo di 45 mila fan e di un Rudi Garcia molto preoccupato per i danni al terreno (ma la Figc non poteva pensarci prima?), il XV di Brunel ha esibito limiti che si ripetono dall’estate: poca lucidità e molta frenesia, mischia e touche in sofferenza, incapacità di sfruttare le (non poche) occasioni, errori sconfortanti. Una squadra-sbrisolona, in confusa transizione fra un passato difensivista e una mentalità più aggressiva. Peccato perché i gauchos, contro i quali non la spuntiamo in casa dal ’98 e in complesso da 5 anni, sempre concreti ma molto fallosi, stavolta erano battibili. La nota positiva: Tommaso Allan, 20enne all’esordio da titolare che – più nel gioco che nei piazzati, solo 3 su 8 – ha dimostrato di avere carattere e futuro come apertura. Alla fine si è beccato le critiche velate di capitan Parisse, ma va detto che di calci “facili” ne ha sbagliato solo uno, e sotto la pioggia. Forse in alcune occasioni sarebbe stato meglio cercare la touche che i pali. Ci si augura che i rumors sulle divisioni dello spogliatoio (“argentini” contro “emergenti”) siano le solite fantasie dei dietrologi. E anche che Gonzalo Canale, colpito duro e costretto ad operarsi per la rottura del piatto mediale del ginocchio possa recuperare in fretta (non meno di 6 mesi, pare).
Dopo la fiammata italiana (6-0 con due punizioni di Allan) il primo tempo se lo è preso l’Argentina, sempre con il pallino in mano e avanti 10-9 grazie alla meta di Imhof (scoraggiante il buco azzurro) e a un piazzato di Sanchez dopo il 9-7 di Allan. Nel secondo tempo l’Italia ha avuto l’occasione di spezzare il match ma nonostante il giallo a Ayerza, e una meta di Campagnaro che l’ha riportata in vantaggio, alla fine ha sbagliato troppo (e sciupato di più nei 22 argentini), finendo per arrendersi alla solidità albiceleste. Resta un dubbio sul calcio molto generoso concesso dall’arbitro Pollock a Sanchez per il controsorpasso decisivo (14-16) prima del drop killer, ma recriminare sarebbe sciocco. «Ci manca la continuità – ha ammesso Brunel – oggi mi è piaciuta la combattività, e qualche giovane sta uscendo, ma potevamo vincere e il bilancio sarebbe cambiato. Allan deve crescere, ma per il Sei Nazioni serve ancora lavoro». E tanto.
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