Raikkonen, il freddo che scalda

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“C’eravamo tanto amati/, per un anno e forse più/c’eravamo poi lasciati/non ricordo come fu”. Gli anni del (turbolento) primo amore fra Kimi Raikkonen e la Ferrari in realtà furono tre, ma il vecchio testo di “Come Pioveva” per il resto sembra scritto su misura per il remake della vicenda. Sperando che il finale sia diverso (da Italiaracing).

Come vinceva, Kimi, all’inizio della sua prima avventura a Maranello: sei Gran Premi, contro i tre di Felipe Massa, e subito il titolo Mondiale strappato alla coppia spaziale della McLaren, gli allora litiganti perenni Alonso e Hamilton. Kimi se li bevve tutti e due, ma due anni dopo fu proprio la tendenza ad alzare parecchio il gomito, oltre che a farsi solennemente gli  affari propri rifiutando le buone maniere e gli obblighi in società (e in palestra), a mettere parola fine alla love-story italo-finlandese.

Adesso la Ferrari ci riprova, Kimi anche, sfruttando il fine corsa di Massa (“Ma una sera c’incontrammo per fatal combinazion/perchè insieme riparammo/,per la pioggia, in un porton…”), e un rapporto ancora acerbo con Vettel. La Rossa ha bisogno di una seconda guida aggressiva, di qualcuno che insieme tenga a bada e stimoli l’Alonso infuriato, Raikkonen di una vettura che gli dia una chance di vincere più solida di quella della Lotus prima di dire addio al Circus. Un matrimonio di convenienza che si trasformerà in passione verà? Difficile da capire.

(“Passa in tempo una vettura,/io la chiamo,/ lei fa: “oh no!”,/dico: “Eh via, senza paura,/ su montiamo!”, e lei montò”).

Dopo l’addio di Raikkonen nel 2009, complice anche il Mondiale mancato e poi l’incidente di Massa al Nurburgring, la Ferrari ha perso convinzione e competitività. Più per colpa di progetti sbagliati che di Alonso, è vero, tanto che a Maranello sicuramente servirebbe più un Newey al tavolo da disegno che un campione aggiunto al volante. Kimi si è divertito con la Nascar e soprattutto con i rally, esperienza che secondo uno che di uomini, asfalti e sterrati ne capisce – Petter Solberg – gli ha fatto molto bene. «Conosco Kimi e credo che il rally lo abbia reso un uomo migliore», ha dichiarato al quotidiano norvegese Verdens Gang il campione del mondo rally del 2003. «E’ un tipo molto freddo, pensa a guidare la macchina e questo è tutto». Che sia sempre cool e molto veloce lo ha dimostrato alla Lotus: un solo ritiro in 32 gare corse alla corte di Boulliot,  due vittorie, ad Abu Dhabi nel 2012 e in Australia quest’anno, otto secondi posti (di cui cinque quest’anno), grinta da vendere e ambizioni da antagonista di Vettel e Alonso frustrate da una scuderia costretta a combattere con ricorrenti problemi finanziari. I soldi contano, e i pagamenti arretrati sono sicuramente stati un fattore che ha consigliato Kimi a traslocare di nuovo a Maranello. Ma di mezzo c’è anche la voglia di tornare sul gradino più alto, confrontandosi ad armi pari con il vecchio rivale Alonso. Basterà, per ricucire un rapporto che fu di innamoramento (per il talento del finlandese), ma mai di amore naturo? (“Ma il ricordo del passato/ fu per lei il più gran dolor,/perchè al mondo aveva dato/la bellezza ed il candor”).

Per l’ex dt della Ferrari Cesare Fiorio – e non solo per lui – Raikkonen fuori dalla pista non è un esempio. Troppe sregolatezze, poca attenzione all’allenamento (lo ha ammesso Kimi stesso: “quando mi va, mi alleno”), non una grande fama come collaudatore. «Ammiro il suo talento – sostiene Fiorio – non il suo lavoro tecnico e il suo stile di vita». Accuse che Kimi allontanerà prevedibilmente come fa con i problemi che gli sembrano irrilevanti (cioè quasi tutti), ovvero con una scrollata di spalle. La sua può essere una soluzione ponte – in attesa che, come sostengono in molti, ad esempio Mark Webber – fra due anni a Maranello sbarchi Sebastian Vettel. Ma può trasformarsi anche nell’occasione di vedere in azione un autentico dream team, con ambizioni assolute. Il pericolo è rappresentato dalla convivenza con Alonso, che come ha sottolineato Massa potrebbe non presentarsi facile, anche se in fondo Kimi è uno che, quando lo lasciano in pace (“leave me alone!”), vive e lascia vivere. Con ruvidezza e senza sconti, ma con onestà. «Non riesco a immaginare come possano andare d’accordo – ha commentato perplesso Martin Whitmarsh, team principal della McLaren – Kimi di solito non si cura di chi guida l’altra macchina del team, ma Fernando non riuscirà a farsene una ragione». Alain Prost, che di rivalità interne ne sa qualcosa, c’è andato anche più pesante. «Di solito sono favorevole ad avere due piloti forti nello stesso team – ha spiegato l’ex ferrarista – ma ciò significherà non avere un numero 1 indiscusso, almeno all’inizio. E non sono sicuro che Stefano Domenicali sarà in grado di gestire la situazione come un Ross Brawn o uno Jean Todt». Troppo duro o molto realista?

«La buona riuscita del rapporto dipenderà solo da Alonso», ha dichiarato David Coulthard al Daily Telegraph. «Quello che so avendo lavorato con Kimi è che è quel che sembra. Imperturbabile, freddo, del tutto apolitico. Non si fa mai coinvolgere nelle cospirazioni da paddock. Farà il suo lavoro senza creare problemi, come non li ha creati nel 2008 e nel 2009 quando Massa iniziò ad andare più veloce. Il problema è piuttosto: sarà Alonso a mandare tutto all’aria se Kimi gli metterà troppa pressione o addirittura lo batterà? Però la mia opinione è che oggi Fernando è un pilota completo, e che l’arrivo di Kimi lo renderà ancora più forte nei prossimi due anni. E questo sarà un problema per tutti gli altri».  Un menage a trois, insomma, che resta un incognita. Come tutti gli amori, del resto, vecchi o nuovi che siano. Sperando che alla fine a rimetterci, fra le lacrime, non sia la Rossa.

(“Quando una sera in un sogno lontano/nella vettura io le presi la mano,/quando salvare ella ancor si poteva!Come pioveva…così piangeva!”).

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