Battendo in cinque, drammatici set Stanislas Wawrinka si è molto stancato ma si è assicurato di rimanere numero 1 anche dopo gli Us Open, comunque vada la finale che domani giocherà contro Rafael Nadal. Le sue certezze, per ora, non vanno molto oltre.
Il Nadal visto all’opera in questo torneo fa impressione, e il concetto è stato ribadito dai tre set con cui si è sbarazzato di Richard Gasquet, il suo amichetto degli anni da juniores. Riccardino è stato l’unico, dopo quasi due settimane e 88 turni di battuta, capace di strappargli il servizio, ma per il resto il Nino ha dominato. Quest’anno, da febbraio in poi, ha perso appena tre partite, la prima con Zeballos al rientro a Vina del Mar; poi con Djokovic a Monte-Carlo infine – e incredibilmente, bisogna dirlo – con Darcis al primo turno di Wimbledon. Ha vinto il suo l’ottavo Roland Garros e in totale si è portato a casa nove tornei. Punta al 13esimo Slam , al secondo Us Open e sul cemento, in passato la sua superficie peggiore, la più pericolosa per le sue articolazioni, è in striscia positiva da 21 match. Insomma, un caterpillar. Apparentemente imbattibile. Fiducioso, ispirato, in grande forma fisica e tatticamente ancora più accorto grazie a qualche aggiustamento post-infortunio (meno colpi interlocutori, un servizio più efficace). Come dice Martina Navratilova, «Rafa vive in una bolla. E una sensazione che conosco: giochi a occhi chiusi anche i punti più importanti, ti dimentichi letteralmente di come si fa a perdere».
E Djokovic lo sa. «Non c’è dubbio che Nadal al momento sia il miglior giocatore del mondo – ha detto dopo aver scampato la trappola-Wawrinka – Ma il cemento è la mia superficie preferita e con Rafa qui a New York ho già giocato due finali (una vinta e una persa, ndr), quindi so cosa devo fare. Anche se riuscirci è tutto un altro discorso». In caso di sconfitta Nole si ritroverà le fauci del Cannibale appena a 180 punti di distanza nel ranking, un nulla. Considerando che nella seconda parte della stagione Rafa non ha punti da difendere, un nuovo sorpasso sembra inevitabile entro la fine dell’anno.
Con Federer in crisi, e Murray ancora nel mondo dei sogni dopo il trionfo a Wimbledon, la rivalità fra i due è del resto la più logica e la più solida del circuito, oltre che già la più cospicua nella storia del tennis computerizzato. Il serbo e lo spagnolo oggi si incontreranno per la 37esima volta (21-15 il saldo a favore di Nadal, che ha vinto 5 degli ultimi 6 scontri), un record che impressiona ancora di più se si considera che i due hanno rispettivamente 26 e 27 anni.
Certo, il record assoluto per una rivalità tennistica – le 80 puntate del romanzo agonistico scritto da Chris Evert e Martina Navratilova – è ancora lontano, anzi inarrivabile. Ma se si pensa che McEnroe e Lendl si sono fermati a 36, Agassi e Sampras a 34, mentre lo stesso Nadal e Federer sono fermi a 31 e Borg e McEnroe hanno giocato uno contro l’altro appena 14 volte, la cifra impressiona. Che piaccia o no, il presente e il futuro prossimo del tennis è nelle loro mani.
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