Us Open, il mondo a… rovescio?

E agli Us Open andò in scena la vendetta dei mezzi dimenticati, dei trascurati di successo, dei virtuosi che incantavano sempre, e non ce la facevamo mai. La rivolta dei nerd dal braccio d’oro ha due nomi, due volti, due storie che in fondo si assomigliano: Stanislas Wawrinka e Richard Gasquet. Oggi il ragazzo del midi e lo svizzero di Losanna – che fra di loro parlano francese, si capiscono e si stanno anche simpatici – in semifinale sfidano rispettivamente Djokovic e Nadal, i padroni del gioco (Djokovic è n.1, se Nadal vince il torneo lo diventerà), i forzati del maso-tennis.

Quelli che godono a soffrire, e a farti soffrire. Muscoli scolpiti, menti carnivore, e rovesci a due mani. Riccardino e Stas, i n.9 e 10 del mondo, a soffrire (per vincere) hanno invece imparato da poco. Erano piccoli Mozart dal rovescio a una mano, splendido ma più difficile da coltivare, due talenti promessi che hanno stentato a mantenersi. Che al grande palcoscenico degli ultimi due turni dello Slam sono arrivati tardi, fra i 27 e 28 anni. Gasquet in verità una semifinale l’aveva giocata: nel 2006, a Wimbledon, contro un Federer a cui non ci si poteva neppure avvicinare. Dopo ha infilato 11 ottavi di finale senza una luce, senza una vittoria. L’affaire del bacio alla cocaina che gli era costata una squalifica lo aveva deragliato, ci sono voluti Sebastien Grosjean e Riccardo Piatti a snebbiargli la mente e ripulirgli i colpi.

«Richard ha fatto fatica a capire che doveva essere più aggressivo sulla seconda palla dell’avversario – spiega Piatti – per guadagnare campo». E non restare esiliato là in fondo, dove il suo rovescio si alza nell’aria con la grazia di una faena e la ferocia di una balestra, ma rischia anche di fallire il bersaglio. La svolta del torneo, racconta sempre Piatti, è stata la prima partita: «Richard ha giocato malissimo, io glie ho detto di tutto. E ha capito». Il quarto strappato a “motoretta” Ferrer è stato il suo capolavoro. Contro Nadal, il suo coetaneo che batteva a 13 anni ma da cui da adulto ha perso 10 volte su 10 sarà durissima, come quasi impossibile è la mission di Wawrinka contro Djokovic. Anche lui contro Murray ha mostrato miracoli con il rovescione, mettendo in allarme anche Nole («Stas mi ha impressionato»), che pure lo ha battuto 12 volte su 14.

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Nell’ultimo match fra i due, in Australia, WOWrinka, come lo chiama ora mamma Murray, era però arrivato a un soffio dal colpaccio, perdendo solo 12-10 al quinto, dopo oltre cinque ore di battaglia. Ci ha messo 28 anni, Wawrinka, ad uscire dall’ombra di Federer, a togliergli l’etichetta da magnifico incompiuto e guadagnarsi una semifinale Slam. E ora, proprio come Gasquet, usando una mano sola vuole rovesciare il mondo.

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