Già l’anno scorso Little Italy era sbarcata sulla Quinta Avenue del tennis: con il quarto di finale degli Us Open fra Sara Errani e Roberta Vinci che aveva promosso Sarita ad una inattesa, storica, brividosa semifinale contro Serena Williams. Il derby azzurro era però entrato a Flushing Meadows dalla porta secondaria, quella gloriosa ma oggi un po’ laterale del vecchio campo intitolato a Louis Armstrong. Ieri invece per la prima volta nella storia degli Us Open un match all-italian, Pennetta-Errani, è andato in scena in matinée nel catino immenso dell’Arthur Ashe, 23 mila posti, il più vasto palcoscenico del tennis mondiale. Il riconoscimento che gli italiani, se non proprio meglio, come sostiene Madonna, anche il tennis lo sanno fare comunque bene. Dalla disfida generazionale fra la “vecchia” (si fa per dire, Flavia) Penna e la “giovane” Errani, fra top-ten di ieri e di oggi, è uscita vincente a sorpresa la veterana Flavia. Pochi nella piccola, grande Italia del tennis se lo sarebbero aspettati. Ma i derby, si sa, sono gare a parte, emozionali, bizzose, difficili da vaticinare. La Errani è n.5 del mondo e galleggia 78 posti sopra la Pennetta, che nel 2009 fu la prima italiana nella storia ad irrompere nel recinto delle Migliori ma che a 31 anni e dopo tanti infortuni, per mesi era sembrata affaticata, un filo sdrucita.
Sarita alla vigilia aveva però confessato di sentirsi più stressata che felice per la responsabilità di dover reggere (complice l’assenza della Sharapova) la testa di serie n. 4, peso non indifferente per una antidiva come lei. La tensione, la preoccupazione per i tanti punti da difendere e gli strascichi nervosi delle polemiche sul litigio (poi risolto) con l’amica del cuore Roberta Vinci hanno contribuito a mandarle di traverso il derby. Come del resto era le era già capitato due volte quest’anno due volte proprio contro la Vinci, a Palermo e a Cincinnati. E dopo il match l’ha confessato, con il magone che le illanguidiva gli occhioni azzurri: «Flavia ha meritato di vincere, ma io da qualche settimana a questa parte non riesco ad essere tranquilla. Mi pesa tutto questo, non riesco a gestirlo. Mi è pesato da morire, alla vigilia del torneo, essere testa di serie numero 4 ed ho finito per pagarlo a caro prezzo». Un preoccupante passo falso per Sara, Formichina Atomica schiacciata dalla responsabilità che sta pensando anche di rivolgersi ad uno psicologo. Ma la conferma che le ragazze italiane da qualche anno sanno darsi i turni dietro il bancone. Ieri ha trionfato anche Roberta Vinci, che ha battuto la ceca Safarova e domani, in un quartierino del tabellone dove le nostre stanno agglutinate come in uno spicchio di patria all’estero, incrocerà in un nuovo derby nostrano Karin Knapp, anni 26, numero 55 del mondo, capace di buttare fuori in due set dal torneo la testa di serie n.22, la russa Vesnina. Derby su derby, arriveremo in fondo? Comunque vada avremo un’italiana negli ottavi e, con la Pennetta che veleggia da quelle parti, la speranza di un nuovo “quarto” tutto italiano non è folle. Little Italy ha aperto la sua filiale a downtown, e di chiudere bottega non ha nessuna intenzione.
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