Usain Bolt prima di ritirarsi vuole vincere altre tre medaglie d’oro olimpiche, ma rischia di rimanere fuori dai Giochi del 2016. Anzi, tutta la Giamaica rischia di non esserci, a Rio: per colpa di controlli anti-doping troppo deboli condotti sui propri atleti. La minaccia è seria visto che arriva direttamente da David Howman, il direttore della Wada, l’agenzia anti-doping mondiale. I precedenti sono noti. Ai Mondiali di atletica appena conclusi a Mosca i caraibici hanno dominato la velocità con sei medaglie d’oro vinte da Bolt, Shelley-Ann Fraser e dalle staffette, ma nei mesi precedenti ben cinque sprinter di assoluto valore – fra cui gli ori olimpici Asafa Powell, Sherone Simpson e il mito Veronica Campbell-Brown – erano stati squalificati dopo essere risultati positivi a sostanze proibite. Ad accendere la luce rossa è stata la ex responsabile della JADCO (Jamaican Anti Doping Commission), Renee-Ann Shirley, che dalle colonne della rivista americana Sport Illustrated ha lanciato accuse molto pesanti nei confronti dei suoi connazionali. «L’anno scorso nei cinque mesi precedenti i Giochi di Londra è stato effettuato solo un test al di fuori delle gare», ha scritto la Shirley, dimessasi dal suo incarico all’inizio del 2013 proprio a causa della scarsa collaborazione dei dirigenti giamaicani. «Quando ho iniziato ad occuparmene la JADCO non aveva fondi e staff sufficienti, alcune commissioni non si erano neppure riunite per cinque anni. Ho anche fatto presente che i collegamenti fra la Giamaica e lo scandalo BALCO (il laboratorio californiano che fra gli altri “aiutò” Marion Jones, ndr) attraverso la testimonianza di Angel Heredia (un tecnico che nel 2009 sotto il nome di Hernandez era fuggevolmente apparve nello staff di Bolt, ndr) non andavano sottovalutati. Le squalifiche di quest’anno mi hanno dato ragione, ma nessun membro della Jadco o del governo mi ha preso sul serio. Sono convinti che la Jamaica non abbia nessun problema». La Wada invece la pensa diversamente. «Il nostro approccio prevede la collaborazione con le autorità locali – ha spiegato Howman – ma se le cose non cambiano il passo successivo è una denuncia che può portare all’esclusione delle rappresentative nazionali da vari eventi internazionali da parte del Comitato Olimpico e della Federazione mondiale dell’atletica. E una cosa seria, e sono convinto che i giamaicani se ne occuperanno. Ma se non lo faranno, ne discuteremo direttamente noi con il governo giamaicano». E’ da tempo che boom di medaglie conquistate dall’Isola della Velocità negli ultimi anni fa sollevare più di un sopracciglio, il messaggio ora arriva chiaro e forte, e riguarda anche Bolt. Tutte le connivenze e i silenzi vanno eliminati. E in fretta. Anzi, a tempo di record.
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