Anche i Geni si stancano (di perdere), anche Roger Federer è umano. E a Gstaad, dove ha rimediato la terza sconfitta di fila contro un avversario incongruo, l’ex Imbattibile per la prima volta ha iniziato a guardare dietro l’angolo. A pensare seriamente ad una vita senza tennis.
A Wimbledon si era fatto eliminare da Sergiy Stakhovsky, n.116 del mondo, ad Amburgo ha raggiunto la semifinale ma è bastato un Federico Delbonis (n.114 prima del torneo) a spostarlo fuori dal tabellone. A Gstaad, casa sua, è volato fuori all’esordio contro il n.55 Daniel Brands. Un tris dell’orrore nell’estate del suo scontento, l’ennesima partita non all’altezza: «so di non essere io questo, è davvero frustrante». Dopo la sconfitta Federer ha finalmente ammesso quello che tutti avevano intuito da mesi, e cioè che avverte “spasmi muscolari” alla schiena che lo condizionano a giorni alterni. Un malanno cronico, forse più grave di quello che il suo fair-play gli consente di ammettere, aggravato dall’età – 32 anni l’8 agosto – e che rischia di complicare un futuro prossimo che SuperRog aveva immaginato come un lento, dorato scivolo verso la pensione. Il day after era fissato dopo i Giochi di Rio nel 2016, ma forse bisognerà anticipare i tempi.
«Restare nel circuito non mi basta – ha confessato allo spagnolo “Marca” – ho bisogno di vittorie e spero di stare bene per riuscirci, perché non è divertente giocare da infortunati, ad Amburgo ho dovuto prendere degli anti-infiammatori. Se le vittorie non arriveranno, bisognerà pensare a fare altre cose». Ad esempio il papà a tempo pieno delle sue due gemelline.
Il 2013 per ora è davvero il suo anno peggiore da oltre due lustri: un solo torneo vinto, sull’erba di Halle, una incresciosa finale a Roma dove si è fatto umiliare da Nadal. Negli Slam dopo la semifinale di Melbourne sono arrivati i bocconi amari di Parigi, dove ha perso nei quarti con Tsonga, e di Wimbledon. Per provare a rimettersi in linea dopo Londra il Genio aveva deciso di modificare anche la sua bacchetta magica, la mitica Pro Staff 90, e sperimentare una racchetta Wilson con un ovale più grande, quindi più “facile” e potente. «Mi sono chiesto se volevo allenarmi, giocare o provare un nuovo attrezzo, ad Amburgo e Gstaad potevo fare le tre cose insieme. Con la nuova racchetta mi sono trovato bene, ma per ora è solo un prototipo». L’incantesimo insomma non è riuscito, e ora Federer deve decidere se riposarsi o iscriversi anche a Montreal nel tentativo di fermare l’emorragia di punti. Nel ranking mondiale è n.5, ma già sesto nella “Race”, la classifica che registra solo i successi dell’anno scorso. La settimana prossima gli “scade” la finale olimpica del 2012, se dovesse saltare gli Us Open per colpa della schiena rischierebbe di rotolare fuori dai primi 8. Il suo predecessore nell’immortalità Pete Sampras visse una situazione simile nel 2002, poi trovò l’ultimo urrah proprio a New York. E si ritirò da vincente. «Deciderò cosa fare fra qualche giorno», ha promesso Federer. «Il tempo non è molto». Ed è un avversario che non ha pietà.
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