Russia, effetto Tomic

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Ai padri ( e alle madri) terribili del tennis siamo abituati da tempo. Ma non c’è vaccino allo sconforto quando arrivano notizie come quella della ragazzina russa malmenata dalla madre al torneo under 16 di Montecatini.

La nazionalità, purtroppo, non è casuale. Molti dei genitori più “problematici” degli ultimi vent’anni provengono dall’est – da Lucic a Dokic, da Yury Sharapov a John Tomic. Certo, ci sono nobili eccezioni, come papà Pierce, ma l’abbondanza dei casi è innegabile. E anche spiegabile. A farlo ci aiuta Jean-René Lisnard, ex pro francese che da quando è passato coach ha avuto a che fare con esperienze molto istruttive. Con un allarme-genitori che in Russia sta diventando preoccupante, e che rispetto a qualche anno fa ha subito una mutazione antropologica, direbbero gli esperti di sociologia. Perché se un tempo era la fame, il desiderio di fuggire da condizioni sociali difficili, il desiderio di dare un futuro migliore ai figli a spingere tanti genitori a trasformarsi in coach severi al limite della crudeltà, oggi a “sbroccare” sono spesso i nuovi ricchi. Che con i soldi si sentono in diritto di comprare qualsiasi cosa e quando non ci riescono reagiscono malissimo.

«A giudicare dalla mia esperienza, ci saranno altri casi Tomic nel futuro», ha spiegato su L’Equipe Lisnard, che ha seguito per un periodo il quindicenne Andrej Rublev (che nome importante…) e la dodicenne Dayana Yastremska, entrambi russi. E non ha nessuna voglia di allenare altri ragazzini dell’est. «Quando lavori con famiglie che arrivano da quella zona geografica paesi – sostiene Lisnard – ti ritrovi davanti comportamenti da nuovi ricchi, caratterizzati da mancanza di educazione e di rispetto. Si parte da pessime basi. I genitori spesso pensano che il coach è qualcosa che gli appartiene, semplicemente perché lo pagano».

Esempi? «Dici loro di starsene lontani dal campo, e loro puntualmente tornano. Fai una programazione per il figlio, e loro la cambiano. Insomma, se ne fregano di te. Ma un genitore di quel tipo che dà un consiglio tecnico al figlio è come un cliente che pretende di insegnare ad un grande chef come si cucina. E i figli sono troppo giovani e immaturi per sottarsi al loro controllo».

Lisnard ammette che il problema non è ristertto esclusivamente ai paesi dell’est europeo, ma che là la situazione è aggravata da una mutazione che è avvenuta a livello sociale. «Molti di quei genitori si sono arricchiti e non hanno più bisogno di lavorare, quindi non hanno nulla da fare. Quando io ero un giovane tennista i miei non si potevano certo permettersi di viaggiare con me, mentre adesso si vedono intere famiglie che passano la loro vita nel circuito insieme ai figli. Che in compenso non studiano più, e non si divertono neanche più sul campo, sembrano dei robot. Così capita che uno su quattro si ritiri prima dei vent’anni. E per un Tomic, di cui conosciamo la vicenda, ce ne sono tanti di cui non sappiamo nulla». Attenti agli orchi, anche se viaggiano su macchine di lusso e hanno carte di credito di platino.

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