Il più vicino al Paradiso, per il momento, è lui. Sarà che il Circus sta per sbarcare in Cina e laggiù, si sa, succedono letteralmente cose dell’altro mondo, ma di fatto dopo due gare Felipe Massa è davanti a Fernando Alonso nella classifica mondiale, e se contate anche le ultime due gare del 2012 vi accorgerete che sono quattro GP di fila che Felipe si mette dietro il suo blasonatissimo compagno di squadra (vedi gli altri servizi sul magazine online di Italiaracing).
Tanto che qualcuno – è un paradosso, va bene, va bene… – ha iniziato a chiedersi: ma se anche a Shanghai Massa dovesse finire davanti ad Alonso, magari di parecchio, a Maranello si rovescerebbero gli equilibri e il team potrebbe decidere di puntare sul brasiliano?
Fantaformula 1? Probabilmente sì. Alonso è il conducator intoccabile, l’uomo che ha tenuto a galla la traballante barca Rossa negli ultimi due anni, solo pensare di sacrificarlo alla contingenza della classifica pare folle.
Felipe però appare un pilota diverso, rinato, trasformato rispetto alla larva di campione visto in gara nelle ultime due edizioni del mondiale. Anzi: pare lo stesso pilota, o almeno uno stretto parente di quello che nel 2008 arrivò a 500 metri dal titolo mondiale. Soprattutto in qualifica, una specialità nella quale il Massa pre-incidente non se la cavava affatto male: nel 2008 fu ad esempio capace di battere per sei volte di fila il suo compagno di squadra, che allora era Kimi Raikkonen.
Dopo il terribile incidente all’Hungaroring nel 2009 il mondo di Felipe sembrava davvero andato in frantumi. Non solo un trauma fisico, ma anche uno scardinamento mentale, una botta alla fiducia in se stesso che è la prima forza di un pilota. Sarà in grado di tornare lo stesso di prima, ci eravamo chiesti un po’ tutti. E se lo era inevitabilmente chiesto anche lui. La risposta per due anni era stata molto incerta.
Dalla scorsa estate però qualcosa è cambiato in Felipe. Se riguardate il suo tabellino di marcia potete notare che prima della pausa Massa aveva guadagnato 25 punti in 11 gare, dopo ben 97 in 9 GP.
Prima o poi doveva succedere, hanno sempre sostenuto i suoi tifosi, ma in realtà non era affatto scontato. Le continue critiche, i continui dubbi lo avevano ammorbato, depresso, e proprio attorno all’estate Massa si è trovato ad un bivio: continuare a tormentarsi, a cercare scusa, a fare paragoni fra quello che era stato e quello che era; o scuotersi, darsi una mossa, ricominciare a svuotare la testa dai cattivi pensieri. La riconferma da parte della Ferrari, affettuosa e giusta, ma non scontata, insieme alle parole di critica e di incoraggiamento di Montezemolo, lo hanno rimesso in carreggiata.
Quest’anno la nuova macchina è meno difficile da guidare, serve più talento che grinta, e Felipe piano piano ha iniziato a togliersi la scimmia dalla spalla. Con una Rossa tutta da domare Alonso gli è nettamente superiore, con una macchina più docile le differenze di rendimento calano. Soprattutto in qualifica.
E così alla vigilia della Cina, una gara che per molti piloti e molti team potrebbe segnare la prima parte della stagione (in bene e in male), Felipe si ritrova primo ferrarista in classifica, e con la chance di tornare a sognare.
Il suo futuro, a partire dal 2014, non è certo al sicuro, attorno a Maranello si addensano come sempre tanti voci sul suo possibile sostituto, da Hulkenberg a Jules Bianchi. Ma dalla sua parte il brasiliano, che ormai da otto anni siede nell’abitacolo Rossa, ha una considerazione non da poco. In una F.1 sempre più legate ai giochi di squadra, nessuno ha dimostrato come lui di sapersi adattare alle esigenze del team. E se confermerà di aver ritrovato anche tutta la qualità, la classe di un tempo, sono davvero pochissime – forse nessuna – le seconde guide che possono vantare i suoi titoli e il suo talento. Se è vero che la sofferenza è insieme un insegnamento e una strada per la maturità, Felipe si merita un 2013 da protagonista.
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