Il più bravo contro il più vincente. Il quasi veterano contro il non più tanto giovane. Il rosso contro il blu, lo spagnolo contro il tedesco. Il trascinatore contro il purosangue, il finto caldo conto l’apparentemente freddo. Con buona pace di quel talento assoluto di Lewis Hamilton, la vera polarità che ha magnetizzato gli ultimi anni di F.1 è stata quella fra Fernando Alonso e Sebastian Vettel. Due poli che si respingono, in un corto-circuito elettrico che divide tutti: colleghi, esperti, saccenti, e tifosi. E anche nel 2013, a meno che davvero la Mercedes non si riveli davvero il missile argento che a Stoccarda invocano da anni, la storia si ripeterà (leggi lo speciale sul primo GP della stagione su Italiaracing)
Alonso ormai ha 31 anni, i due Mondiali che ha vinto con la Renault riposano nella sua bacheca ma sono un po’ impolverati. E’ stato in McLaren, corre con la Ferrari, ma fino ad ora il terzo titolo, quello del suggello definitivo, del passaporto per l’Immortalità gli sfugge. Alla McLaren ha scontato la presenza ingombrante di Hamilton, a Maranello a volte tutto dà l’impressione di girare attorno a lui ma hai voglia ad esaltare le sue qualità di trascinatore, di motivatore, di leader indiscusso e indiscutibile, di pilota adattabile a tutte le gare e tutte le situazioni: finchè non avrà sotto il sedere una monoposto in grado di arrivare almeno a tiro della migliore, i suoi sforzi saranno sempre zoppi.
Alla fine il suo desiderio, che condivide furiosamente con Hamilton, è sempre lo stesso: correre ad armi pari contro Vettel. Che è un talento innato e strepitoso, non inferiore in quanto a prestazioni a quello dell’asturiano, ma che negli ultimi anni ha sempre avuto a disposizione un mezzo capace di fare la differenza. Sebastian, va detto, da quando è arrivato in F.1 è maturato – come era anche ovvio che fosse. Ha 25 anni, sempre un’età verdissima per un pilota, ma è diventato più equilibrato, più riflessivo; ha perso qualche spigolo di ingenuità e soprattutto ha dimostrato di saper tirare fuori le unghie quando serve. Non sempre, ma spesso. All’apparenza resta sempre più fragile sotto il punto di vista mentale: quando la Red Bull ha segnato il passo, baby face qualche momento di nervosismo lo ha accusato.
Alonso i suoi mugugni sa tenerli più privati, tranne rarissime occasioni non critica mai la squadra in pubblico. Fino all’anno scorso sapeva di non poterselo neanche permettere, di dover evitare che la squadra cadesse in depressione dopo i GP ciccati, le aspettative deluse. Sapeva che tutti guardavano a lui, e ha continuato a tirare la carretta, allungando al massimo la mascellona nei momenti più critici . Sbagliando poco, quasi nulla.
Vettel è probabilmente un front-runner ancora più continuo, ma Nando ha una tempra agonistica, e una capacità “maradonesca” di alzare da solo il livello di tutto il team, che Seb ancora non possiede, e forse non possiederà mai. Nella gestione tattica di un GP – gomme, pit stop, tempismo negli attacchi – la maggiore esperienza dello spagnolo si fa sentire, ma Vettel non va sottovalutato: i tre titoli vinti gli hanno dato sicurezza, fiducia. Se la Red Bull e la Ferrari saranno vetture più equilibrate nelle prestazioni, le condizioni che hanno reso sempre un po’ scalena, squilibrata la loro rivalità potrebbero scomparire. E per la prima volta, forse, potremo giudicarli come piloti, l’uno contro l’altro, senza dover fare troppa tara alla tecnologia. Vederli combattere alla pari, in fondo, non è il sogno di tutti ?
Ha ragione Vettel e’ un campione io sono una sua tifosa e spero che vinca ancora molto é un grande.Ciao