Dietro gli assist di Magic, i ganci-cielo di Jabbar e le invenzioni di Kobe fino a ieri c’era lui: Jerry Buss, dal 1979 padrone dei Los Angeles Lakers, morto ieri a 80 anni di cancro nell’ospedale dei ricchi, il Cedar-Sinai Medical Center. Figlio della grande depressione, nato nel ‘33 a Salt Lake City, aveva iniziato vendendo francobolli a 13 anni e, business dopo business, era diventato miliardario come nelle più classiche favole americane. Certo, il mondo per oltre tre decenni – e 10 anelli Nba vinti – si è spellato le mani per le stelle che hanno vestito la canotta gialloviola dei Lakers, ma l’impresario, l’ideatore e il regista dello “showtime” made in L.A., dietro le quinte, è stato Buss. Affarista di genio nel ramo immobiliare a cavallo fra anni ’60 e ‘70, debuttò nello sport acquistando il World Team Tennis – il campionato di tennis intercittà americano. Nel ‘79, l’anno in cui Larry Bird e Magic Johnson sbarcarono fra i pro, rischiò 20 milioni di dollari per comprare i Lakers, il Forum e la squadra di hockey dei Kings quando la Nba era una lega in crisi, con molte franchigie sull’orlo della bancarotta e le finali trasmesse in differita dalla CBS. Oggi, secondo Forbes, la proprietà dei Lakers da sola vale un miliardo di dollari. Buss investì sul talento e sullo spettacolo, mandando per primo le cheerleaders ad esibirsi nell’intervallo, attirando a bordocampo le grandi stelle di Hollywood, da Jack Nicholson a Leonardo di Caprio. Trasformò una squadra in un logo, un’icona, una macchina da sogni, ridando linfa all’intero basket made in Usa. «E stato Buss a indirizzare la Nba sulla strada in cui si trova oggi», ha detto il commissioner della Lega, David Stern. «Ci ha mostrato come un’arena potesse essere il punto focale non solo di una partita di basket, ma di un show totale. Ne ha fatto il posto dove dovevi essere». Buss era abituato a pianificare tutto, si riteneva un uomo fortunato ma la sua forza era la fede nei numeri. Playboy in bluejeans, era abilissimo a conquistarsi la simpatia degli atleti; un grande manager come Jerry West lo aiutò a edificare una squadra immensa, ma quando nel ’99 tutti lo sconsigliavano di spendere 30 milioni per assumere come coach Phil Jackson, fu lui ad imporsi. Gli sconfortanti Lakers di quest’anno non gli piacevano, e in fondo non se li meritava. Uno dei pochi flop, in una vita di successi.
Jerry Buss, l’uomo che inventò i Lakers
Filed Under: Centre Court, Sport Usa Tagged With: David Stern, Hollywood, jack Nicholson, Jerry Buss, Kareem Abdul Jabbar, Kobe Bryant, Lakers, Larry Bird, Leonardo di Caprio, Magic Johnson, Nba, showtime
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