Nadal, meglio vedere rosso

Nadal tagliata

Carnevale è appena passato, per Rafael Nadal è finita anche la quaresima, la speranza è che a primavera non ricominci la Via Crucis. Per il bene di Rafa e del tennis. Otto mesi e una settimana dopo aver alzato per la settima volta la Coppa dei Moschettieri contro il cielo piovoso di Parigi l’ex-numero 1 del mondo (qui sopra in una foto di Melchiorre di Giacomo) è tornato a vincere un torneo. E’ successo a San Paolo del Brasile, su una terra decisamente meno prestigiosa e parecchio indigesta al Nino, che in settimana si era ripetutamente lamentato dei campi paulisti,  troppo veloci per i suoi gusti e troppo scivolosi per le sue articolazioni di cristallo. In finale Nadal ha impiegato 78 minuti per liquidare 6-2 6-3 David Nalbandian, uno dei vecchietti sprint della gloriosa classe 1981 – quella di Federer, per intenderci – sprofondato al n.93 del ranking mondiale ma sempre in grado di distribuire lezioni sul rosso, come dimostrato in semifinale contro il nostro Bolelli. La fine del prolungato digiuno di Rafa, fra l’altro, casca proprio nella settimana che ha visto il ritorno al n.1 di Serena Williams, domani di nuovo in sella al ranking per la 124esima settimana nonostante la sconfitta in finale incassata ieri a Doha, proprio con la grande rivale, e regina uscente, Victoria Azarenka. Sette giorni in cui sia Serena sia Nadal sono stati, in parte, risarciti di lunghi mesi di tribolazioni.

Rafa, messo in ginocchio, è proprio il caso di dire così, il 28 giugno dello scorso anno a Wimbledon (vedi la clamorosa sconfitta al secondo turno contro il ceco Rosol) ha impiegato più di sette mesi per sfiammare il tendine e i tessuti aggrediti dalla sinrome di Hoffa. Saltati gli Us Open, le Olimpiadi e gli Australian Open ha scelto un rientro soft a Vina del Mar, in Cile, dove due settimane fa è stato accolto con onori di stato degni di Bolivar e del Che, e dove ha raggiunto la finale cedendo all’incredulo Zeballos. Una settimana di rodaggio, ed è arrivata la vittoria della speranza, condita peraltro da qualche fitta preoccupante. «Il ginocchio mi fa ancora un po’ male – ha mugugnato Nadal in Brasile, sia dopo la stentanta vittoria contro Alund sia al termine del big-match  – ma quando come oggi il dolore è sopportabile sento di poter tornare a fare molte delle cose che ero abituato a fare. Rientrare fra i primi 4? Vedremo come andrà, di certo non ho problemi a battermi contro i migliori perché accetto l’idea di poter perdere. Qui a San Paolo avevo vinto nel 2005, quando ero ancora giovanissimo, speriamo si tratti di un nuovo inizio». Vina del Mar (410 mila dollari di montepremi) e San Paolo (455 mila) sono tornei di quarta fascia, gli avversari incontrati in questi ultimi quindici giorni valevano più come esame di idoneità medica che come test per un possibile ritorno di Nadal ai livelli stratosferici ai quali l’attuale n.5 del mondo ci ha abituato. Per capire se Rafa, 27 anni a giugno, dopo la vittoria ritroverà anche la forma migliore occorrerà aspettare insomma i primi Masters Series – ma non è detto che Nadal decida di rischiare subito il ginocchio ancora dolorante sull’infido cemento di Indian Wells e Miami -, più probabilmente i primi appuntamenti europei sul rosso. Parigi val bene una messa… fra parentesi di tornei certo prestigiosi, ma che aggiungerebbero poco alla sua carriera, il vero obiettivo de Nadal per il 2013 deve essere la stagione sulla terra battuta e quella sull’erba. Un’idea potrebbe essere quella di concentrarsi sulla terra battuta anche dopo Londra, riducendo le rischiose apparizioni sul cemento a Cincinnati e agli Us Open. Come insegna Serena Williams, tornata n.1 addirittura dopo un’embolia polmonare, il dolore spesso purifica, motiva, ricarica. «Io ho solo voglia di allenarmi, stare bene e gareggiare», implora il Nino. Speriamo che le sue sdrucitissime cartillagini glielo consentano.

 

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