«Uno shock per lo sport disabile»

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«E’ una notizia spaventosa, sono ancora shoccata. E non sono l’unica». Martina Caironi oltre che è una grande atleta, medaglia d’oro sui 100 metri alle Paralimpiadi di Londra, è una ragazza dal sorriso travolgente e dall’ironia a prova di bomba, ma il caso Pistorius arriva come una marea cupa anche su di lei. Martina cinque anni fa ha subito l’amputazione della gamba sinistra, corre con una protesi che ricorda quella del sudafricano, e Pistorius l’ha conosciuto di persona, proprio in Inghilterra. «Ci siamo incontrati sull’autobus, dopo la mia gara. E’ uno che ha vinto tanto, famoso in tutto il mondo, ma in quell’occasione mi disse che gli mancava tanto la sua famiglia. Mi colpì molto». Una crepa molto umana nel (quasi) sempre solare Oscar pubblico, che lasciava intravedere le fragilità dell’uomo. «Sono molto rattristata – continua Martina – chiaramente questa è una cosa forte, che distrugge il mito di Pistorius, un atleta che era sempre stato un esempio positivo. Un dramma del genere va a toccare tanti aspetti, soprattutto per noi atleti disabili, in poche ore si è già visto l’eco che ha avuto sui social network». Un’onda d’urto che rischia di appiattire prospettive che devono restare separate. «Prima di tutto dobbiamo attendere che sulla vicenda sia fatta chiarezza – distingue la Caironi -, e in ogni caso qui stiamo parlando dell’uomo Oscar, di un suo errore tremendo che non va mescolato con le tante grandi cose che ha fatto. Lui è stato il primo a cui ho guardato quando sono arrivata in questo ambiente, il mio stimolo principale. I traguardi che Oscar ha ottenuto per lo sport disabile restano. Mi auguro che la gente ora non getti fango su qualcosa che non c’entra nulla con queasta tragedia». Affiora il dubbio che proprio quei successi, con l’inevitabile contorno di esposizione mediatica e ritorno economico, possano aver contribuito a mandare Pistorius fuori corsia. «Può essere, a volte il successo porta a una scissione della personalità, e magari chi per ottenerla ha dovuto fare tanta fatica e abbattere tanti pregiudizi, una volta al vertice può sentirsi anche svuotato. Ma ora è presto per giudicare». Tiziana Nasi, presidentessa della Federazione italiana sport invernali paralimpici e figura storica dell’ambiente non ha dubbi. «Ho parlato con molti atleti, erano quasi stralunati dalla notizia, ma io sono ottimista di natura, lo sport andrà avanti. Oscar l’ho conosciuto come ragazzo un molto educato e carino, ma sappiamo che il cervello umano ha lati molto oscuri, e del resto mi pare lui avesse un precedente per maltrattamenti a una ragazza. La disabilità però non c’entra nulla con questa vicenda, Oscar l’ha sempre vissuta con serenità. Piuttosto torna d’attualità la questione delle armi in casa, un problema vero, specie in Paesi come il Sudafrica».

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