Davis, quarti di nobiltà

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Allora, dove eravamo rimasti? L’Italia mancava dai quarti della Coppa Davis dal 1998, quando la spalla sdrucita di Andrea Gaudenzi ci impedì di giocarci alla pari la finale di Milano di Assago con la Svezia. A riportarci fra le otto nazioni più forti del mondo, dopo 15 anni di umiliazioni e bili verdi culminate con un passaggio nel Gruppo II, la Serie C della Davis,  ci ha ripensato un tennista quasi agli antipodi del “Gaudio”, il briccone da quinto set Fabio Fognini.

E’ stato lui a chiudere il faticatissimo, febbricitante punto del 3-2 contro il n.2 croato Ivan Dodig, dopo che Andreas Seppi aveva desolantemente fallito il primo match-point franando in tre set contro Marin Cilic. Primo set perso, poi il riscatto negli altri tre con un game, quello folle del break decisivo sul 5-5 del quarto, che è il ritratto di Fabio: da 40-0 Croazia al trionfo in un saliscendi di indolenza e genio. «Sono il Pazzo Fogna, ormai lo sapete – ha detto citando la sua amata Inter – o mi amate o mi odiate. Due giorni fa ero a letto con 39 di febbre, devo dire grazie allo staff che mi ha rimesso in piedi così in fretta».

E’ stato l’ultimo punto di un weekend fradicio di emozioni, quello che conta alla fine è che l’Italia ha vinto con il gruppo, con la mischia verrebbe da dire pensando alla vittoria della nazionale di rugby all’Olimpico. L’impresa mancata da martire risorgimentale di Lorenzi – in fondo si è giocato a Torino… -, il primo punto di Seppi, poi la sicurezza del doppio, il bradisismo di Andreas, debilitato dalla diarrea, infine il capolavoro di Fabio il Folle. «E’ un successo che mi riempie di felicità per i ragazzi – ha detto capitan Barazzutti, stremato – Perché sono giocatori di grande qualità, che possono crescere ancora proprio grazie alla nazionale. Io ho giocato in Davis, so cosa significa entrare sul 2-2, in un match al 50 per cento, in precarie condizioni fisiche. Fabio ha vinto un supermatch, ed è l’ultima tappa di un percorso iniziato tanto tempo fa».

Per la precisione nel 2000, quando retrocedemmo in Serie B dopo un inglorioso spareggio con il Belgio a Mestre. Per riprenderci ci abbiamo messo tanto, forse troppo, scontando beghe interne, polemiche, immaturità e anche qualche sorteggio killer nei play-off per la promozione persi contro Spagna e Svizzera. In quel brodo acido, a volte tossico ma comunque nutriente sono cresciuti e maturati Bolelli, oggi una sicurezza in doppio, e due singolaristi come Seppi e Fognini. Il “nuovo” Andreas è appena arrivato al n.18 del mondo, ieri è tornato per un pomeriggio il vecchio Seppi, patendo lo stress di Coppa, ma in prospettiva è un n.1 universale. Fognini, talento spesso sprecato, invece è un animale da Davis, un monello da quinto set.

«In passato ho pagato qualche atteggiamento sbagliato – ha ammesso – lo so da me. Sono un istintivo, dovete accettarmi così, anche se la maturità conta qualcosa, a 27, 28 anni sento di avere ancora tempo. Io ho portato l’ultimo punto ma in Davis si vince e si perde insieme. E’ bellissimo essere ritornati nei quarti di Coppa Davis, al Canada (che ha battuto le terze linee della Spagna, ndr) ci penseremo ad aprile… ». Per il momento accontentiamoci. Abbiamo una squadra.

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