Quinzi, una testa da numero 1

Gianluigi Quinzi è la grande promessa del tennis italiano che si sta mantenendo. Nato a Cittadella, vicino a Padova, come mamma Carlotta Baggio, ex sciatrice e nazionale di pallamano, ma marchigiano nel sangue e nell’accento come papà Luca, che gli ha trasmesso la passione per il tennis, “GQ” nell’ultimo ranking mondiale u.18 è già n.1, anche se non ha ancora compiuto 17 anni. Più che un traguardo una tappa, per un talento annunciato che a 8 anni già si allenava nell’Academy di  Nick Bollettieri in Florida e che nel 2012 ha vinto il “Bonfiglio”. «Era il mio obiettivo – conferma lui – ma ora non mi interessa più, a livello giovanile quest’anno giocherò solo i tornei dello Slam. Quello che conta ormai è il ranking Atp».

Da anni nel tennis italiano si sente parlare tanto di te. Pressione?

«Zero. E’ uno sport, si può vincere o si può perdere. L’importante è andare in campo, fare la propria partita e divertirsi: finisce lì»

Ti descrivi come tennista?

«Sono alto (1,88 ndr), quindi gioco su pochi scambi. Buon servizio, buon rovescio, diritto discreto. Volée da migliorare»

Meglio Djokovic, Federer o Nadal?

«Nadal. Grandissima testa, non molla mai, non ti fa mai vedere che è stanco. Poi è mancino come me, si muove bene e tira un dritto che mi piace tanto. Anche se io non gioco come lui».

Ti sei già allenato con Rafa, vero?

«Sì e dopo mi ha detto che mi conosceva: “sei sulla strada giusta, continua così che fra poco ci ritroveremo nei tornei”. Mi ha fatto molto piacere».

Usa, Italia, sudamerica: che patria tennistica ti ha dato di più?

«La borsa di studio di Nick Bollettieri in Florida mi ha dato tanto, ci sono andato a 8 anni, sono cresciuto lì. Il sudamerica mi ha fatto maturare: penso agli ultimi futures che ho disputato e al mio attuale coach, l’argentino Eduardo Medica, che a diffrenza di Bollettieri cura molto l’aspetto mentale. l’Italia è il calore degli affetti familiari, gli amici, la Federazione, il mondo degli appassionati addetti ai lavori e non che mi sostengono con tanto calore mi danno continuamente tantissimo e questo mi inorgoglisce e mi porta a ricambiare al mio Paese. Purtroppo non mi ci alleno tanto ma un giorno mi piacerebbe molto giocare in Coppa Davis».

ci alleno poco».

Dicono che di testa sembri un argentino.

«Perché in campo non mollo mai. E’ una qualità che ho preso da mia madre Carlotta».

Fuori dal campo cosa ti diverte?

«Mi piace giocare all’X-box, con mio fratello Gianluca, e fare qualche giro con i quad».

Hai letto Open, l’autobiografia di Andre Agassi?

«Non leggo mai, zero. Non ho tempo. E non mi piace neanche».

Parliamo di superfici: terra, erba o cemento?

«Cemento ed erba. Sulla terra faccio più fatica».

Quale torneo dello Slam vorresti vincere di più?

«Gli Us Open. Si giocano sul cemento e come torneo mi piacciono moltissimo».

Obiettivi per il 2013?

«Mi dedicherò soprattutto al circuito Atp. Vorrei arrivare attorno al n.300 a fine 2013, ma so che il salto fra i “pro” è molto difficile. Occorre migliorare a tutti i livelli: fisico, tecnico e mentale. Col fisico ci sono, mi manca un po’ di esperienza».

A parte il tennis ami altri sport?

«Lo sci: ero fra i migliori d’Italia. E il go-kart: anche lì avevo qualità e mi allenavo con un campione del mondo».

Perché hai scelto il tennis?

«Mio padre Luca (Presidente del TC Porto San Giorgio, ndr) mi ha messo la racchetta in mano. Si sono accorti che me la cavavo bene e ho continuato».

Il calcio ti piace?

«Sono uno juventino sfegatato. Prima l’idolo era Del Piero, ora ammiro Pirlo, Vidal, Vucinic».

Il tuo ruolo?

«Non sono bravo, ma direi ala sinistra».

Uno sportivo che vorresti conoscere?

«Sono un fanatico di Usain Bolt».

Corri veloce come lui?

«No, se no mica giocavo a tennis».

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