Vent’anni da Senzabrera. Orfani tutti, chi scrive e chi legge, del Gioanbrera fu Carlo, morto il 19 dicembre 1992 in un incidente stradale a Codogno. Il più grande giornalista sportivo italiano, ideologo, tecnico e storico del calcio, scrivendo per Gazzetta, Guerino, Giorno, Giornale e Repubblica ha creato dal nulla il linguaggio del giornalismo sportivo, forgiando neologismi diventati lessico comune: libero, centrocampista, melina, pallagol, pretattica, goleador. I suoi eroi erano prestipedatori devoti ad Eupalla, incornavano il pallone, uccellavano il portiere, scatenando commenti palabratici. Brera li battezzava con nomignoli maligni (abatino) o epici (Rombo di Tuono), sempre illuminanti: Stradivialli, Puliciclone, Sfarfallino Bettega, Schopenhauer Bagnoli. Una formazione ideale la trovate qui. Il tanto che manca riposa nelle raccolte dei suoi “pezzi”, e nella nostalgia per un’epoca in cui sfidare il linguaggio, scrivendo di sport, non sembrava un peccato ma una virtù.
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