Mauro Berruto è il ct della nazionale italiana di pallavolo maschile e un grande uomo di sport. Non un tecnico che si limita a gestire ciò che succede sul campo o negli spogliatoi, ma un uomo – un intellettuale, si può dire? – profondamente attento a tutti gli aspetti che legano lo sport alla cultura e alla società. Recentemente ha scritto una introduzione alla interessante classifica dei 100 pensatori più influenti dello sport mondiale creata dal blog Lo Spazio della politica. Berruto, perché questa classifica le è piaciuta al punto di scrivere un’introduzione?
«Perché ci aiuta a pensare allo sport in modo globale e trasversale. Per la sua capacità di stupire. Non è una classifica di merito, o etica. E’ uno spot che riunisce personaggi che hanno interpretato lo sport in maniera più ampia. Mi piace da matti la prima posizione data ai contribuenti inglesi. In Italia avremmo potuto giocarci le chance di ospitare le Olimpiadi del 2020, ma non lo abbiamo potuto fare per colpa della crisi economica ma in parte anche dei nostri “taxpayers” che non sono stati bravi come gli inglesi».
Una classifica sportiva compilata da un’associazione che si occupa di politica. Strano?
«No, perché lo sport oggi, inteso come pratica sportiva e sua cultura, oggi non è più solo un fatto di benessere individuale, ma un dovere civile nei confronti della collettività».
Quali sono le priorità?
«A chi dovrà governare questo Paese deve essere chiaro che o si ritorna a mettere lo sport nella gerarchia delle cose importanti, come investimento sul capitale umano, o si rischia di perdere un’occasione storica. L’Italia è forse l’unica nazione europea in cui la diffusione dell’associazionismo sportivo è così capillare, e che in parte ricopre un ruolo a cui la scuola ha abdicato. Se devo fissare delle priorità, allora scelgo la scuola elementare, la più penalizzata a livello di infrastrutture. E’ quella in cui i nostri bambini iniziano ad appassionarsi alle cose, se riuscissimo a farli appassionare anche allo sport valorizzaremmo anche il lavoro importantissimo, a volte quasi eroico dell’associazionismo sportivo».
Lei ha segnalato qualche personaggio?
«Patrick Stubb, il ministro degli esteri finlandesi. Invito tutti a visitare il suo sito. E’ un vero fanatico dello sport, partecipa a maratone e gare di triathlon, e trova il tempo di fare tutto questo pur essendo il ministro degli esteri della Finlandia. Con lui l’alibi che spesso ci costruiamo del poco tempo che ci lascia il lavoro, non regge».
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